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Reati contro gli animali, da pdl rischi per i veterinari (e forse i farmacisti)

14 Febbraio 2024

Troppo generiche e vaghe, e quindi rischiose per i medici veterinari e forse anche per i farmacisti, le modifiche al Codice penale in materia di reati contro gli animali contenute nella proposta di legge per riforma del Titolo IX-bis del Codice penale e del Codice di procedura penale che dal 20 febbraio sarà all’esame della Camera. È quanto scrive l’Anmvi (Associazione nazionale medici veterinari) in una lettera al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e a quello della Salute, Orazio Schillaci.

Non va applicato al medico veterinario – scrive in particolare l’Assocazione – l’articolo 5 della pdl (d’iniziativa dei deputati Brambilla, Rizzetto, Ascari, Carotenuto, S. Costa, Evi, Gallo Saccani Iotti) che inserisce ex novo nel codice penale la colpa «per negligenza, imprudenza o imperizia o per violazione di leggi, regolamenti o altre disposizioni normative», aggiungendo la circostanza aggravante nel caso in cui i reati siano commessi «nell’esercizio delle proprie funzioni professionali, pubbliche o private».

Sulla condotta eventualmente colposa del medico veterinario nell’esercizio della propria attività professionale, ricorda l’Anmvi,si applicano già le norme in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie. Lo stesso articolo 5, poi, modifica il procedimento disciplinare ordinistico delle professioni regolamentate con la previsione della radiazione automatica per i reati a danno degli animali.  Il rappresentante di ANMVI ha chiesto il mantenimento del vigente procedimento disciplinare, “a garanzia dell’iscritto e della potestà ordinistica”.

La proposta di legge, se approvata, esporrebbe in sostanza i medici veterinari a «una pressione giudiziaria senza precedenti», in virtù di norme dalle «formulazioni vaghe e generiche, come il maltrattamento per uso di “farmaci senza finalità terapeutica”, che non offrono garanzie di proporzionalità né di certezza del diritto». La richiesta ai Ministri, dunque, è che il Titolo IX-bis del Codice Penale non si «trasformi in uno strumento di irragionevole aggressione giudiziaria».