Il protocollo sui servizi in farmacia sottoscritto due settimane fa da Fofi e Fnob non aprirà le porte delle farmacie al biologo né trasferirà loro le due prerogative professionali. Piuttosto, farà in modo di ridurre «il numero degli esami eseguibili in farmacia rispetto a quello che attualmente è consentito, cioè tutto». Lo scrive il presidente della Fnob, Vincenzo D’Anna, in una lettera inviata l’altro ieri ai biologi siciliani per spiegare e fare chiarezza sui contenuti del protocollo.
L’elenco dei Poct eseguibili in farmacia, assicura D’Anna, sarà definito da «un apposito tavolo tecnico, al quale sarà presente anche Fismelab», e dalla lista saranno esclusi gli «esami a maggiore complessità, ossia che con il metodo Poct non offrono garanzie di precisione ed accuratezza su sangue capillare (ormoni; marcatori tumorali, genetica, microbiologia; immunologia, coagulazione). In conclusione, si stanno tutelando le competenze professionali dei biologi e i legittimi interessi dei laboratori».
Quanto alla collaborazione tra farmacie e biologi, «è previsto che il farmacista possa chiedere a un laboratorio di eseguire Poct, oppure validare questi ultimi eseguiti dal farmacista», con il direttore del laboratorio che assume la responsabilità della manutenzione e calibrazione delle attrezzature. «Nel caso in cui sia il farmacista a eseguire il Poct, egli firmerà solo un attestato di esito, non valido come referto né avente valore medico legale. In pratica la firma identificherà solo l’operatore, il test e l’attrezzatura utilizzati, garantendo la calibrazione e manutenzione di queste ultime». Se invece è il direttore del laboratorio a validare il Poct, «l’attestato potrà avere valore di referto. Con apposite linee guida si stabiliranno i criteri della collaborazione tra laboratorio e farmacia, e quali requisiti igienici sanitari saranno richiesti alla farmacia».