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Rapporto Ecdc-Efsa-Ema: meno antibiotici, meno microbicoresistenze

22 Febbraio 2024

I Paesi Ue che hanno ridotto il consumo di antibiotici da parte dell’uomo così come degli animali da allevamento hanno osservato un significativo calo delle microbico-resistenze. Lo riferisce la quarta Relazione congiunta (Jiacra IV) prodotta in partnership da Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie), Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ed Ema (Agenzia europea per i medicinali). «L’analisi condotta dalle tre agenzie» come spiega l’Efsa in un comunicato «ha rilevato che i batteri E. coli stanno diventando meno resistenti agli antibiotici nell’uomo così come negli animali man mano che viene ridotto il consumo complessivo di questi farmaci. Ciò dimostra che le tendenze riguardanti la resistenza agli antibiotici possono essere invertite con le azioni e le politiche giuste».

Secondo le stime, ogni anno la resistenza agli antibiotici provoca la morte di oltre 35 mila persone nell’Ue e nello Spazio economico europeo. Inoltre, per l’Ocse sfiorano i 12 miliardi i costi che i sistemi sanitari devono sopportare a causa delle microbicoresistenze. «Nel 2022» ricorda ancora l’Efsa «la Commissione europea ha definito la resistenza antimicrobica una delle tre minacce prioritarie per la salute nell’Ue».

Tra il 2024 e il 2021, dice la Relazione congiunta, il consumo di antibiotici negli animali da produzione alimentare è diminuito del 44%. In particolare, il rapporto ricorda la relazione che sussiste tra le microbicoresistenze di batteri come l’E.coli e l’uso di importanti gruppi di antibiotici come carbapenemi, cefalosporine di terza e quarta generazione e chinoloni, soprattutto da parte dell’uomo. Allo stesso modo, l’uso di chinoloni, polimixine, aminopenicilline e tetracicline negli animali da produzione alimentare è associato alla resistenza dell’E. coli in tale fauna.

«È indispensabile intensificare gli sforzi per ridurre il consumo non necessario di antibiotici» è il commento di Andrea Ammon, direttore dell’Ecdc «inoltre vanno rafforzati i programmi di immunizzazione e migliorate le pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni».