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Cure territoriali, l’Upb: nuovi compiti farmacie di pertinenza medica

15 Marzo 2023

Rimangono diverse le criticità ancora irrisolte che gravano sulla riorganizzazione dell’assistenza territoriale che discende dal Pnrr e dal contenitore che ne detta le linee attuative, il Dm 77/2022. E alcune riguardano la farmacia del territorio, cui peraltro spetta un ruolo di primo piano dell’ambito del riassetto che passa da Case e ospedali di comunità. È quanto si legge nel Focus tematico realizzato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb) per passare in rassegna le questioni ancora aperte della riorganizzazione territoriale.

In cima all’elenco c’è la questione risorse: per il riassetto delle cure di primo livello il Pnrr mette in campo u 7,5 miliardi di euro, ma una volta esaurita questa dote non è dato sapere con quali fondi continueranno a essere finanziati le nuove strutture dell’assistenza territoriale e il personale che ci lavorerà. In particolare, è la stima dell’Upb, terminate le risorse del Pnrr occorreranno più di un miliardo «per dare continuità ai servizi di assistenza domiciliare» e 240 milioni per il personale degli Ospedali di comunità, quando il Def prevede per il triennio 2023-2025 un Fondo sanitario dalla dote calante. Difficile dunque il potenziamento dei servizi, scrive l’Upb, «anche in presenza di una loro riorganizzazione».

La criticità che chiama in causa le farmacie riguarda invece il rapporto che nella riforma lega sanità pubblica e privata. «Nel momento in cui si definiscono le caratteristiche del sistema di cure sul territorio» ricorda l’Upb «appare particolarmente rilevante comprendere quali siano i ruoli attribuiti al settore pubblico e al mercato». La riorganizzazione dà grande enfasi ai distretti e per questo ne potenzia l’attività di committenza, per «rafforzare sia il controllo della spesa, sia l’appropriatezza e l’equità nell’erogazione delle prestazioni». Va notato però che «la configurazione del Distretto, nell’ambito dei modelli regionali, è attualmente molto diversificata», così come sono eterogenee le indicazioni che arrivano dal Dm 77: «la Casa di comunità» osserva l’Upb «appare come una struttura pubblica, ma questa caratteristica è riconosciuta ormai solo nella parte descrittiva del Regolamento (il citato Dm 77, ndr)» e in più «non mancano le proposte di impiegare anche Case della comunità accreditate».

Anche sull’Ospedale di comunità «sembra emergere un orientamento verso la gestione pubblica», tuttavia «l’argomento è trattato solo a livello descrittivo e il rinvio all’Intesa in Conferenza Stato-Regioni del 20 febbraio 2020, che prevedeva la coesistenza di strutture pubbliche e private, contrasta con questa impostazione».

Infine la farmacia del territorio: anche se solo nella parte descrittiva, il Dm 77/2022 «condivide il processo, in atto da qualche tempo, di rafforzamento delle farmacie private convenzionate come elemento integrante del Ssn, in quanto svolgono a nome di questo una serie sempre più ampia di servizi, fino a immaginare il farmacista come referente dell’uso sicuro ed efficace dei farmaci (con riguardo a quelli contenuti nel programma terapeutico)». A tale proposito, tuttavia, vengono richiamate «questioni quali le interazioni farmacologiche e il dosaggio (oltre alla sostenibilità economica), che appaiono di stretta competenza medica (e anzi spesso specialistica)». Ne consegue il rischio che su questi nodi le Regioni finiscano per decidere in ordine sparso con una diversificazione che l’autonomia differenziata potrebbe allargare ulteriormente.