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Ricerca Assosalute, mal di testa sottovalutato sette italiani su dieci

16 Maggio 2025

Il mal di testa è familiare al 90% degli italiani, ma viene spesso liquidato come un disturbo passeggero. Eppure, per oltre un italiano su tre è una presenza mensile, e per l’11% si ripresenta ogni settimana. È quanto emerge da una ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, l’associazione che rappresenta le aziende dei farmaci di automedicazione. Dallo studio, realizzato su un campione rappresentativo della popolazione maggiorenne italiana, affiora un’Italia che convive con la cefalea ma tende a sottostimarne incidenza e conseguenze.

La fotografia scattata dall’indagine restituisce un fenomeno tutt’altro che raro. La cefalea tensiva riguarda circa il 45% della popolazione, mentre l’emicrania colpisce il 25% degli italiani e si dimostra decisamente più invalidante. «Un terzo dei pazienti emicranici ha almeno un attacco a settimana», spiega il neurologo Piero Barbanti, dell’Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee (Anircef), «e questo significa oltre 5 milioni di persone con almeno quattro crisi mensili». L’emicrania cronica, che coinvolge circa il 3% della popolazione, colpisce soprattutto le donne, con un rapporto superiore a 7 a 1 rispetto agli uomini.

Il mal di testa, conferma l’indagine, impatta in modo rilevante sulla quotidianità: il 50% degli intervistati lo considera un disturbo limitante, il 12% arriva a dover interrompere le attività per assumere un farmaco, solo il 36% lo gestisce con facilità. A sentirne maggiormente il peso sono i trentenni, mentre gli over 65 lo percepiscono come più gestibile.

Le cause scatenanti più comuni? Stress ed emozioni negative sono indicati dal 49,9% degli intervistati, seguiti dall’uso prolungato di schermi (29,6%) e dai cambiamenti stagionali o ormonali (20,7%). «Gli italiani hanno correttamente identificato nello stress il principale fattore scatenante, specie per emicrania e cefalea tensiva», osserva Barbanti. «Sovrastimano però il ruolo degli schermi: non è tanto un problema di radiazioni o postura, quanto del carico cognitivo e dello stress che spesso accompagnano l’uso dei dispositivi».

A confermare la natura trasversale del disturbo, anche le differenze tra uomini e donne: le donne soffrono di cefalee ricorrenti più degli uomini (27,5% contro 13,6%) e correlano con maggior frequenza il disturbo allo stress. I più giovani, invece, identificano tra i fattori principali l’ansia da performance e il tempo trascorso davanti a uno schermo.

Quanto ai rimedi, prevalgono i farmaci da banco, scelti dal 56,8% degli italiani: analgesici e antinfiammatori di automedicazione restano la risposta più comune. Seguono, a distanza, rimedi naturali come tisane, massaggi e tecniche di rilassamento (16,1%), più frequenti tra i giovani. Solo l’8,9% si affida al medico o al farmacista, mentre oltre un quinto (21,7%) non assume nulla, aspettando che il dolore passi. «Questo atteggiamento – commenta Barbanti – si spiega solo con una scarsa consapevolezza sull’efficacia delle terapie o con pregiudizi ingiustificati».

Infine, la prevenzione. «Tutti i tipi di mal di testa possono essere trattati», sottolinea Barbanti. «I farmaci di automedicazione sono efficaci, se usati con consapevolezza, ma è fondamentale affiancarli a un corretto stile di vita: sonno regolare, alimentazione equilibrata, idratazione e attività fisica aerobica. E se gli attacchi superano i quattro al mese, è necessario rivolgersi al medico per impostare una terapia preventiva».

Il mal di testa, insomma, non è mai solo un banale fastidio: può diventare un ostacolo concreto alla qualità della vita. E affrontarlo con responsabilità – anche in farmacia – è il primo passo per non lasciarsi condizionare.