«Non siamo contrari a un processo di modernizzazione, ma riteniamo che i cambiamenti debbano produrre benefici concreti per la comunità». Parte da questa precisazione il messaggio che il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha voluto lanciare l’altro ieri da Roma durante il convegno “La nuova legislazione farmaceutica Ue e la governance italiana: impatti e prospettive”, promosso alla Camera dal suo dicastero. L’evento è stata l’occasione per fare il punto sulla posizione dell’Italia nel confronto europeo in corso sulla riforma della legislazione farmaceutica comunitaria.
Schillaci ha chiarito che l’Italia condivide pienamente le finalità dichiarate dalla proposta della Commissione europea – accesso equo e tempestivo ai medicinali, contrasto alle carenze, sostenibilità ambientale – ma guarda con preoccupazione ad alcune misure prospettate per raggiungere tali obiettivi. «I cambiamenti» ha precisato «devono assicurare veramente un accesso equo e rapido alle innovazioni terapeutiche, snellire i passaggi in fase di approvazione e promuovere ricerca, competitività e attrattività».
Una linea, quella italiana, già formalizzata pochi mesi dopo l’insediamento dell’attuale esecutivo con un position paper trasmesso a Bruxelles. Il documento evidenziava criticità quali la penalizzazione della competitività del comparto farmaceutico europeo e la riduzione della sua attrattività in ricerca e sviluppo. «Aspetti che riteniamo cruciali» ha rimarcato Schillaci «perché incidono sulla possibilità per i cittadini europei di accedere a terapie innovative».
Tra gli elementi di maggiore frizione, il Ministro ha richiamato le proposte relative alla durata della Data Protection (protezione dei dati regolatori), che l’Europa vorrebbe ridurre. «Sarebbe una scelta anomala» ha avvertito «proprio mentre competitor globali come Cina e Giappone stanno adottando politiche fortemente favorevoli al settore farmaceutico». L’obiettivo, al contrario, dovrebbe essere quello di «semplificare i processi, pur nel pieno rispetto dei requisiti di sicurezza ed efficacia, per dare risposte ai cittadini che chiedono di accedere in tempi brevi alle innovazioni».
Non mancano i segnali incoraggianti, come ha ricordato lo stesso Schillaci citando i numeri dell’Ema: nel 2024 sono stati autorizzati oltre cento nuovi farmaci, molti dei quali destinati a patologie rare. Ma resta il nodo delle carenze, tema caro all’Italia. «Già nel nostro position paper» ha ricordato «avevamo evidenziato che inasprire gli obblighi per i produttori senza affrontare il nodo della dipendenza da mercati terzi non rappresenta la strategia migliore».
Infine, un appello all’Europa perché si rafforzi la governance regolatoria: «Serve rendere più semplice ed efficiente il processo decisionale dell’Ema, anche attraverso la riduzione dei comitati coinvolti. È tempo» ha concluso «di rafforzare il settore per garantire l’indipendenza dell’Europa e un accesso continuo ai farmaci per tutti i cittadini».