Gli antidiabetici come l’Ozempic, appartenenti alla classe dei farmaci agonisti del recettore GLP-1 (Glucagon-Like Peptide 1), sono diventati rapidamente centrali nel trattamento dell’obesità grazie alla loro azione sul controllo dell’appetito. Tuttavia, un recente studio pubblicato su Jama invita alla cautela riguardo ai loro effetti sulla perdita di peso, evidenziando che i risultati nella pratica clinica potrebbero essere meno significativi di quanto inizialmente atteso.
Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Università dell’Ohio di Cleveland, ha esaminato quasi 3.400 pazienti che avevano iniziato un trattamento con semaglutide o liraglutide tra il 2015 e il 2022. I risultati hanno mostrato una perdita di peso media del 5,9% per i pazienti obesi e del 3,2% per quelli con diabete di tipo 2. Questi numeri sono inferiori a quelli segnalati in precedenti studi clinici controllati, dove si erano osservate riduzioni fino al 25% del peso corporeo.
La semaglutide si è dimostrata più efficace rispetto alla liraglutide, con una perdita media del 5,1% contro il 2,2%. Tuttavia, il calo ponderale si è rivelato strettamente legato alla costanza con cui i pazienti assumevano il farmaco: coloro che avevano seguito la terapia per meno di tre mesi avevano perso solo l’1,8% del peso corporeo, mentre chi aveva proseguito il trattamento per un periodo compreso tra 90 e 275 giorni aveva perso il 2,8%.
Lo studio ha ridimensionato le aspettative iniziali sull’efficacia di questi farmaci. Per ottenere una perdita di peso significativa (attorno al 10%), i pazienti dovevano assumere il farmaco per almeno un anno senza interruzioni, con dosi elevate e come trattamento esclusivo per l’obesità (non per il diabete), e appartenere al genere femminile. Questi requisiti stringenti limitano quindi l’applicabilità dei risultati a una popolazione più ampia.
In precedenza, uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 2021 aveva segnalato una perdita media del 14,9% a 68 settimane. Tuttavia, quella ricerca si svolgeva in un contesto clinico altamente controllato, dove i partecipanti rispettavano rigidamente il protocollo, cosa che difficilmente accade nella pratica clinica quotidiana.
Un altro fattore che emerge con chiarezza dallo studio è la difficoltà per molti pazienti di mantenere la terapia a lungo termine. Gli effetti collaterali, tra cui nausea, diarrea e vomito, insieme ai rischi di complicazioni gastrointestinali e psichiatriche, spingono spesso i pazienti a interrompere il trattamento. Questo comporta non solo una riduzione della perdita di peso, ma anche un ritorno al peso originale una volta sospesa la terapia.