dalla lombardia

Case di comunità, i nuovi piani. Racca: non distribuiranno farmaci

13 Ottobre 2021

Sono 115 le Case di comunità e 53 gli Ospedali della stessa categoria che le Ats lombarde dovranno collocare nelle strutture di proprietà del servizio sanitario regionale in base a un programma di ristrutturazioni e interventi che andrà presentato entro la fine dell’anno. E sempre per la stessa data, ogni Azienda di tutela della salute (l’equivalente lombardo delle Aziende sanitarie Asl) dovrà aprire sul proprio territorio ameno due Case e un Ospedale di comunità. E’ quanto prevede la Fase 1 del Piano regionale per l’attuazione della Missione 6 del Pnrr, quella dedicata appunto alla riorganizzazione dell’assistenza territoriale e allo sviluppo delle reti di prossimità.

Il programma attuativo è stato approvato l’altro ieri dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore al Welfare, Letizia Moratti (che riverse anche la carica di vicepresidente della Regione). «Abbiamo avviato un confronto con tutti gli attori interessati al progetto» spiega Moratti «il nostro obiettivo ora è fare un ulteriore passo verso una sanità regionale ancora più spostata verso il territorio».

Nel complesso, il piano prevede a regime un totale di 203 Case della comunità (i poliambulatori da 50mila assistiti che raggruppano medici di famiglia, specialisti, continuità assistenziale, assistenza infermieristica e operatori sociosanitari) e 61 Ospedali di comunità (uno ogni 150mila abitanti), strutture di degenza intermedie gestite da medici di famiglia e infermieri.

Nella fase 1, le Ats hanno individuato gli immobili – di proprietà del servizio sanitario regionale o, dove mancanti, degli enti pubblici locali – dove ubicare una prima tranche di 115 Case e 53 Ospedali di comunità, distribuiti sul territorio secondo la griglia riportata qui sotto. Entro il primo dicembre le Aziende dovranno presentare gli studi di fattibilità tecnico-economica, che la Regione si impegna ad approvare entro la fine dell’anno. Sempre per la fine dell’anno, inoltre, ogni Ats dovrà rendere operative almeno due Case di comunità e un ospedale, con i piani di fattibilità tecnico-economica che in questo caso andranno presentati entro la fine di novembre.

 

 

«L’obiettivo» ha detto ancora l’assessore Moratti «è attivare i presidi nel segno della territorialità, delle competenze e delle professionalità umane, e anche delle opportunità tecnologiche. Ciò, in effetti, attraverso medici di medicina generale, infermieri e team multidisciplinari. Tutti capaci di collaborare tra loro e offrire le risposte e i servizi migliori alla collettività».

Intanto le farmacie lombarde continuano a seguire da vicino i progressi del piano. «Abbiamo ottenuto dalla direzione generale Welfare della Regione ampie garanzie sul fatto che nelle Case di comunità non si distribuiranno farmaci oggi distribuiti dalle farmacie» commenta Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia. Nella stessa occasione, Federfarma ha anche ottenuto l’impegno da parte della Regione di mettere uno stop ai controlli che i Nas stanno conducendo in questi giorni nelle farmacie lombarde dove si effettuano i tamponi rapidi, per verificare se è stato espletato il corso di formazione. «La Regione ha comunicato ai carabinieri dei Nas che per fare tamponi i farmacisti non sono tenuti a frequentare alcun corso» prosegue la presidente Racca «quindi il caso finisce qui».