dalla lombardia

Presa in carico cronicità, Brignoli (Simg): farmacie cruciali, ma non come gestori

31 Gennaio 2018

La riforma lombarda che ridisegna la presa in carico della cronicità rappresenta un progetto altamente innovativo in cui trova posto un riassetto radicale del sistema territoriale delle cure. «Per la prima volta si affida al medico di famiglia la piena responsabilità della presa in carico delle cronicità, gli si dà carta bianca sulle scelte e gli si dice che verrà misurato sui risultati. Il nome che darei a questa riforma è “Era ora”». Chi parla è Ovidio Brignoli, vicepresidente nazionale della Società italiana di medicina generale (Simg) e co-fondatore, a Brescia, di una cooperativa di mmg che è riuscita ad accreditarsi come gestore nell’ambito del modello lombardo e ha in cura più di 49mila assistiti. Ospite ieri del convegno organizzato a Milano da “Salute, Direzione Nord” per parlare di sanità regionale, Brignoli spiega a FPress quali sono i fronti di collaborazione tra medicina di famiglia e farmacie che offre il nuovo sistema di governance.

Brignoli, qual è il suo giudizio sul modello lombardo per la cronicità?
Innegabilmente mostra alcune criticità, ma si tratta di un progetto innovativo che guarda lontano e fissa per la prima volta un nuovo meccanismo di governance: affida al medico di famiglia la qualifica di gestore e gli lascia la libertà di organizzarsi e scegliere gli erogatori di prestazioni che preferisce; in cambio però gli chiede di lasciarsi misurare e mostrare i risultati di ciò che fa.

Però la riforma consente che ad assumere la qualifica di gestore siano anche gli ospedali, le case di cura…
Questa è una delle criticità di cui dicevo. Ammettere gli ospedali è un insulto, dovrebbero occuparsi di altro. Stesso discorso per le case di cura e altri operatori.

E le farmacie?
Dovrebbero concentrarsi su ciò che sanno fare. Io vedo le farmacie come una componente essenziale del sistema di erogatori che gravita attorno a un gestore; la farmacia dei servizi ci serve, è una risorsa di cui il mmg gestore ha bisogno per governare i propri pazienti, per monitorarne l’aderenza terapeutica o per assicurare loro servizi di telemedicina. Ma c’è bisogno che le farmacie si presentino ai gestori e discutano assieme a loro come organizzarsi.

Com’è strutturata la sua cooperativa?
Oltre ai medici, un centinaio in tutto, organizzati in cinque unità, abbiamo una cooperativa di infermieri professionali che assicura il rispetto dei piani individuali da parte dei pazienti, un servizio di case management, con centralino telefonico, che rammenta agli assistiti gli appuntamenti programmati e gestisce le agende, un centro servizi che assicura le attività di segreteria e flusso dati. Risultato, il medico di famiglia smette di fare il segretario, l’infermiere e il confessore e torna a fare quello per cui ha studiato, ossia il clinico. E come ho detto, in questo sistema la farmacia può trovare una collocazione di grande valenza professionale.