Ci sono i giovani che scappano all’estero in cerca di opportunità sempre più difficili da trovare in Italia. E ci sono i farmacisti di fresca titolarità che fuggono dall’Emilia Romagna per aprire una farmacia da qualche altra parte, dove si riesce a lavorare meglio e con maggiori soddisfazioni. In termini statistici non lo si può definire un esodo, né i numeri sono quelli dell’emigrazione che dilaga tra i nostri laureati, ma il fenomeno esiste e merita di essere registrato. D’altronde, le cifre le fornisce la Regione stessa con una trasparenza che non è di altre amministrazioni: sulle 55 farmacie che hanno aperto dopo il primo interpello del concorso straordinario (gennaio 2016), cinque sono già state costrette a chiudere. Cioè il 10% del totale. Per la precisione due in provincia di Forlì-Cesena, una nel modenese, un’altra nel parmense e l’ultima nel piacentino. E a giudicare da quanto riferiscono le associazioni provinciali dei titolari, le cause non sono da addebitare all’inappetibilità della sede ma alle difficoltà derivanti dal contesto regolatorio.
Non a caso due chiusure su cinque riguardano Forlì-Cesena, provincia coperta dalla famosa Asl Romagna, la più accanita nel praticare la distribuzione diretta. «I titolari di una delle due farmacie» spiega a FPress Alberto Lattuneddu, presidente dell’associazione provinciale «hanno chiuso un anno fa e ora sono in Sicilia, dove hanno vinto una sede. Non ci hanno pensato due volte: con la distribuzione diretta che abbiamo da queste parti già fa fatica chi c’è da anni, figuriamoci chi è appena arrivato». Stesse motivazioni, riferisce Lattuneddu, anche per la seconda farmacia, per quanto una sia stata già riassegnata al terzo interpello e l’altra sia in lizza nel quarto. «Resta il fatto» ribadisce «che qua chi apre fa fatica a tirare avanti: so di un’altra farmacia che nelle settimane scorse ha fatto scrivere al comune dal proprio avvocato per chiedere una modifica della perimetrazione: nella zona originariamente assegnata, non riesce neanche a essere autosufficiente».
Stesso quadro a Parma, come riferisce il presidente di Federfarma provinciale, Alessandro Merli: «La farmacia ha chiuso un anno fa» spiega «perché i tre titolari hanno vinto una sede a Brescia nel concorso lombardo e ovviamente hanno preferito trasferirsi là. Qua non è facile tirare avanti, anche se la farmacia di cui stiamo parlando, a Sorbolo, non si può certo considerare svantaggiata. E infatti, è già stata riaperta al terzo interpello». Il copione non cambia a Finale Emilia, in provincia di Modena: farmacia chiusa il 31 marzo dell’anno scorso, assegnata ma non aperta al terzo interpello e ora in lista per il quarto. «I titolari, una società» spiega la presidente di Federfarma provinciale, Silvana Casale «hanno lasciato una volta la vinta la farmacia in un’altra regione, forse il Veneto. Chi ha la possibilità di andarsene, qua non resta». Completa l’elenco la farmacia piacentina di Rottofreno, chiusa nel gennaio 2018 e rimessa in assegnazione nel quarto interpello (partito il primo luglio).