Nelle aree interne di Abruzzo, Marche, Molise e Umbria, il medico di famiglia sta diventando una figura sempre più rara. In molti piccoli paesi e comunità montane, i cittadini ne sono già privi e la situazione si aggrava di anno in anno. A denunciarlo è la Società italiana dei medici di medicina generale e delle cure primarie (Simg), che oggi e domani si riunisce a Colli del Tronto (Ascoli Piceno) per il X Congresso interregionale.
I dati che saranno presentati durante il congresso sono «allarmanti» e mettono in discussione anche l’efficacia della riforma delle Case di comunità, uno dei pilastri del Pnrr in sanità. «Rischia di non risolvere il problema» avvertono i medici, soprattutto se non accompagnata da una riforma della medicina generale che ne rilanci ruolo e attrattività. «Serve una formazione universitaria paritaria rispetto alle altre specialità, strumenti diagnostici rapidi, personale di supporto e un’organizzazione efficace» spiega Italo Paolini, presidente del congresso e segretario Simg Marche «le Case di comunità rischiano di replicare gli stessi problemi, specialmente nelle aree interne dove la popolazione è frammentata in piccoli centri spesso distanti tra loro».
Il Centro Italia, dicono i dati Simg, rappresenta l’epicentro della crisi. Le quattro Regioni sono caratterizzate da un’elevata presenza di comuni montani o collinari e da un’alta densità di popolazione anziana: proprio quella che fa più affidamento sul medico di base per la gestione delle patologie croniche e dei piccoli disturbi quotidiani. Eppure, nei territori interni delle Marche per esempio, «il medico di famiglia è spesso costretto a coprire aree molto vaste, con città anche a un’ora di distanza l’una dall’altra. E questo limita fortemente il numero di visite possibili in una giornata» sottolinea Paolini.
In Abruzzo, dove il 54,4% dei comuni è montano e vive più di un quarto della popolazione, il fenomeno è aggravato dallo spopolamento e da una presenza crescente di ultracentenari: sono 595 i residenti con più di 100 anni, molti dei quali senza un medico di riferimento. «Dal 2018 al 2023 solo 123 dei 197 posti previsti per la formazione di medici di famiglia sono stati coperti» ricorda Gabriella Pesolillo, segretario Simg Abruzzo «e oggi anche i medici ancora in formazione vengono chiamati per colmare le carenze».
Il Molise paga la frammentazione del suo territorio e l’invecchiamento sia della popolazione sia del personale sanitario. «Più del 50% dei medici ha superato i 65 anni» spiega Domenico Castaldi, segretario Simg Molise «e senza un ricambio generazionale, tra 3 o 4 anni anche qui sarà emergenza. Inoltre, il commissariamento della sanità regionale spinge molti professionisti a cercare lavoro altrove».
Infine l’Umbria, dove la distribuzione dei medici è «a macchia di leopardo»: le aree urbane sono ben coperte, ma in quelle rurali le carenze sono evidenti. «Ogni anno, a fronte di 40 posti disponibili per la formazione in medicina generale, gli iscritti sono circa la metà – conclude Pietro Tasegian, segretario Simg Umbria –. Stiamo formando meno della metà dei medici che servirebbero realmente».