dalle regioni

Distribuzione diretta, Lombardia ed Emilia Romagna così lontane anche se così vicine

17 Dicembre 2025

Come il sole e la luna, lo Yin e lo Yang. Così sono Lombardia ed Emilia Romagna rispetto alla distribuzione diretta dei farmaci, davanti alla quale le due Regioni registrano posizioni nettamente opposta. Da una parte la Lombardia, dove soltanto una settimana fa il presidente Attilio Fontana, intervenendo a un convegno organizzato a Milano dall’Aifa, non ha esitato a ribadire a chiare lettere: in questa regione i farmaci li distribuiscono le farmacie del territorio.

Dall’altra l’Emilia Romagna che a settembre – ma la notizia è diventata di pubblico dominio soltanto nei giorni scorsi, grazie a un’interpellanza – ha approvato in Consiglio regionale una risoluzione di maggioranza che ribadisce gli indirizzi locale in materia di doppio canale.

Che cosa dice in particolare il testo? Per cominciare, la risoluzione ricorda che la Regione «può contare su una rete capillare di erogazione costituita da 131 Case della Comunità e 54 presidi ospedalieri che assicurano un servizio omogeneo e di prossimità e che tale rete si avvale della professionalità dei farmacisti ospedalieri, la cui elevata formazione scientifica e clinica garantisce il pieno monitoraggio dell’appropriatezza prescrittiva e sicurezza d’uso».

In secondo luogo, ribadisce che «l’impianto normativo nazionale conferma la legittimità e l’efficacia delle diverse forme di distribuzione dei farmaci sui territori» in particolare con la legge 405/2001 che «ha affiancato alla distribuzione convenzionata la distribuzione per conto (dpc) e la distribuzione diretta aziendale come strumenti di contenimento della spesa sanitaria regionale». In particolare, «la distribuzione diretta e per conto, svolta attraverso la rete ospedaliera e territoriale, rappresenta per il Servizio sanitario dell’Emilia Romagna uno strumento essenziale per garantire sostenibilità economica, appropriatezza terapeutica e accesso equo alle cure».

Resta comunque nell’interesse regionale, avverte peraltro la risoluzione, «promuovere una migliore distribuzione dei farmaci di fascia A, in particolare in aree interne e montane, caratterizzate da una bassa densità abitativa, così come resta «l’importanza di mantenere le farmacie in aree interne e montane quale presidio fondamentale di zone in cui vi siano difficoltà di accedere ai presidi sanitari, al fine di assicurare l’erogazione di farmaci anche in condizioni di disagio territoriale».

Di conseguenza, «un utilizzo equilibrato di tutti e tre i canali distributivi – convenzionata, dpc e distribuzione diretta aziendale – garantirebbe un sistema sostenibile, efficiente e rispettoso dell’interesse pubblico», perché tanto la dpc quanto la distribuzione diretta «consentono l’accesso ai benefici economici derivanti dalle gare di acquisto».

Per tali ragioni, prosegue la risoluzione consiliare dell’Emilia Romagna, «appare necessario rafforzare la distribuzione dei farmaci in generale attraverso nuove modalità più prossime ai cittadini, come la consegna domiciliare, il coinvolgimento delle Case della Comunità, e la sperimentazione di punti di ritiro decentrati, in collaborazione con le farmacie territoriali e i servizi socio-sanitari locali». È indispensabile infatti che «qualsiasi ipotesi di ridefinizione dei canali distributivi tenga conto, in maniera imprescindibile, delle ricadute economiche per il sistema sanitario regionale».

Di conseguenza, la risoluzione impegna l’amministrazione regionale emiliano-romagnola a:

  • «confermare e rafforzare l’attuale modello integrato di distribuzione dei farmaci, che coniuga la rete convenzionata delle farmacie territoriali con i presidi ospedalieri e le Case della Comunità»;
  • «proseguire nella valorizzazione delle farmacie rurali situate in località poco popolate, isolate dai principali flussi di comunicazione e disagiate quanto alla fruizione dei servizi sanitari»;
  • «consolidare l’uso strategico delle gare pubbliche quale strumento centrale per l’acquisto dei farmaci destinati alla distribuzione diretta»;
  • «intensificare il dialogo e le interlocuzioni con le associazioni sindacali delle farmacie territoriali, le rappresentanze delle farmacie convenzionate, delle Aziende Sanitarie e degli operatori di settore, con l’obiettivo di monitorare l’evoluzione del sistema distributivo e garantire la prossimità del servizio attraverso la definizione di criteri e regole condivise».

Anche se sono poche centinaia di chilometri, quant’è lontana l’Emilia Romagna dalla Lombardia.