dalle regioni

Forlì-Cesena, dopo gli ultimi dati sulla diretta le farmacie minacciano l’esposto

23 Febbraio 2018

Nonostante il clima siberiano di questi giorni, rimangono estremamente caldi i rapporti tra l’Asl Romagna e le farmacie di due delle sue province, Rimini e Forlì-Cesena. E se con l’associazione titolari riminese è in atto da qualche settimana un braccio di ferro sulla distribuzione per conto delle eparine (vedi notizia), con la Federfarma forlivese-cesenate le scintille riguardano gli ultimi dati regionali sui volumi del doppio canale. Dati che il sindacato provinciale minaccia di trasformare in un esposto da affidare alla consulenza legale di un docente universitario. «Siamo estremamente determinati» spiega a FPress Alberto Lattuneddu (foto), presidente del sindacato titolari provinciale «perché i dati dicono che in Romagna persiste una grave disomogeneità tra province, per colpa della quale in questa parte della Regione ci sono cittadini e farmacie di serie A e cittadini e farmacie di serie B».

Il riferimento è ai prospetti forniti dall’assessorato alla Sanità nell’ultima riunione del Tavolo di monitoraggio che da un anno segue l’applicazione dell’accordo sulla diretta firmato un anno fa: nei primi sette mesi di applicazione dell’intesa, è arrivato alle farmacie territoriali dell’Asl Romagna il 30% circa dei farmaci convogliati nella dpc in tutta la Regione. Ma le tre province dell’Azienda sanitaria non sono state trattate tutte allo stesso modo: nel ravennate, le farmacie hanno ricevuto il 21% dei farmaci passati complessivamente dalla dpc; nel forlivese il 4%, nel cesenate il 3%, nel riminese il 2%.

Rapporti esattamente inversi se invece si analizzano i volumi della diretta: a Ravenna è passato dall’Asl il 5% dei farmaci transitati dalle aziende sanitarie della regione; a Folì il 9%, a Cesena l’8%, a Rimini il 17%. «Le cifre non lasciano adito a dubbi» conclude Lattuneddu «in Romagna coesistono due diverse formule distributive. La logica dice che non possono essere entrambe altrettanto efficienti, quindi se l’Asl difende a spada tratta questa disparità significa che una delle due parti è penalizzata. L’esposto, se gli avvocati ne confermeranno la legittimità, serve a richiamare l’attenzione delle autorità su queste iniquità».