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Lazio, mmg lamentano blocchi al sistema Webcare su tirzepatide

15 Ottobre 2025

Dall’inizio di ottobre i medici di famiglia laziali incontrerebbero seguenti difficoltà nel prescrivere farmaci a base di tirzepatide attraverso la piattaforma Webcare. A denunciare i disservizi una lettera di Fimmg Lazio alla Direzione Salute della Regione, che ricorda quanto dispongono al riguardo le norme Aifa: la Nota 100, aggiornata allo scorso luglio, riconosce ai medici di medicina generale la possibilità di prescrivere il farmaco a carico del Servizio sanitario nazionale per adulti con diabete di tipo 2 e controllo glicemico inadeguato.

Nella lettera, indirizzata al direttore regionale Andrea Urbani, la Fimmg ricorda che «le Regioni non possono introdurre restrizioni aggiuntive rispetto alle disposizioni Aifa», ma limitarsi regolare l’organizzazione dei centri prescrittori o la modalità di distribuzione, «senza annullare il diritto alla prescrizione riconosciuto a determinate categorie di medici o pazienti». In base alla normativa vigente, aggiunge la Federazione, un farmaco Pht «può essere soggetto a limitazioni solo se previsto da Aifa tramite piano terapeutico o altre restrizioni nazionali».

Da qui la conclusione: «I farmaci indicati come prescrivibili non specialistici e autorizzati in regime Ssn devono poter essere prescritti anche dai medici di medicina generale». Per la Fimmg Lazio, l’attuale blocco della piattaforma rappresenta quindi «un’esclusione dei medici di famiglia dalla prescrizione di tirzepatide incompatibile con la normativa vigente e, se derivante da atti regionali, potenzialmente illegittima».

Il sindacato segnala inoltre le ricadute pratiche del provvedimento: la terapia con tirzepatide richiede una titolazione mensile fino al raggiungimento del dosaggio ottimale. Limitare la prima prescrizione agli specialisti comporterebbe la necessità di più visite diabetologiche – fino a cinque – con aggravio dei tempi di attesa, rischi per la continuità terapeutica e aumento dei costi.

Una situazione, conclude la Fimmg, che «crea una disuguaglianza nel diritto alle cure tra i cittadini del Lazio e quelli delle altre regioni italiane», oltre a un paradosso gestionale: «se il risultato voluto è ridurre la spesa farmaceutica, lo si dica chiaramente, ma ciò avverrebbe a scapito dell’efficacia del trattamento e della qualità dell’assistenza».