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Umbria, preoccupa la manovra regionale sulla farmaceutica

21 Ottobre 2022

Tetti di spesa per ogni azienda sanitaria, medici specialisti e generalisti vincolati all’appropriatezza e al rispetto delle medie prescrittive, incremento della distribuzione diretta e altro ancora. È il pacchetto di interventi che la Regione ha messo a punto la settimana scorsa con l’obiettivo di contenere la spesa farmaceutica locale e avvicinare i valori di convenzionata e acquisti diretti alle medie nazionali.

Il riferimento di tutte le misure è la delibera 305/2022 del 30 marzo scorso, che fissa a poco più di 111 milioni di euro il tetto regionale per la spesa convenzionata e a 141 milioni quello per gli acquisti diretti. Riceve il proprio tetto anche ogni Asl e azienda ospedaliera, da raggiungere «con il miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva e con le altre misure organizzative indicate dalla Cabina di regia per il governo della spesa farmaceutica».

Si tratta degli interventi elencati nel pacchetto varato la settimana scorsa. Per cominciare, viene disposta l’assegnazione agli specialisti prescrittori di «specifici tetti di spesa, pari alla spesa media per paziente trattato 2021, ridotta del 25% per le strutture di reumatologia, dermatologia, gastroenterologia e nefrologia, del 5% per le strutture di oncologia ed ematologia, del 10% per tutte le altre strutture».

Ai medici, inoltre, verranno forniti «obiettivi/indicatori di appropriatezza prescrittiva» per i farmaci erogati direttamente dalle Aziende ospedaliere e per quelli erogati dalle Asl in distribuzione diretta e/o dpc; ogni azienda poi dovrà «destinare un farmacista a tempo pieno per le attività di monitoraggio delle prescrizioni delle varie aree terapeutiche» e «per i medici specialisti che non si atterranno alle disposizioni regionali dovrà essere previsto un richiamo ufficiale e, nel caso, la revoca dell’autorizzazione a prescrivere».

Le due Asl umbre, in aggiunta, «dovranno destinare almeno un farmacista a tempo pieno e uno a tempo parziale per le attività di monitoraggio delle prescrizioni dei mmg», con i quali le Aziende dovranno programmare incontri settimanali nei quali verificare il raggiungimento degli obiettivi. «Il mancato rispetto dei tetti di spesa o delle disposizioni regionali sopra citate» avverte il documento «potrebbe prefigurare danno erariale da parte delle Direzioni aziendali e dei direttori dei Distretti».

Le misure impartiscono anche un giro di vite sugli acquisti delle Asl, che dovranno tassativamente rispettare prezzi e aggiudicatari delle gare centralizzate della Regione. Anche perché, prescriveva la dgr 305/2022, «la percentuale delle prescrizioni mediche con prodotti aggiudicati in gara non dovrà essere inferiore al 100%», mentre il numero di pazienti in dimissione che ritirano i farmaci presso lo sportello della distribuzione diretta non dovrà essere inferiore al 90%. Inoltre, «la percentuale relativa al valore di spesa dei farmaci inseriti nella lista dpc erogati in convenzionata non deve superare lo 0,05% della spesa totale della dpc».

Per quanto concerne il governo della spesa, infine, il pacchetto degli interventi messo a punto dalla Cabina di regia prevede la realizzazione di un cruscotto con i dati mensili della contabilità delle quattro Aziende sanitarie», lo sviluppo di reportistiche standard da mettere a disposizione mensilmente sulla farmaceutica convenzionata, sulla distribuzione diretta e sulla Dpc e infine la realizzazione di uno strumento per il calcolo automatico mensile degli indicatori di appropriatezza prescrittiva di mmg e specialisti, flusso convenzionata e flusso distribuzione diretta.

Come si diceva, il pacchetto di misure della Regione sta facendo discutere. In un articolo pubblicato ieri da Sanità24, il segretario generale di Cittadinanzattiva Annalisa Mandorino «preoccupanti e in alcuni casi probabilmente illegittimi. Altre Regioni potrebbero essere tentate di andare nella stessa direzione per contenere la spesa farmaceutica, e giova allora ricordare alcuni diritti fondamentali, inclusi quelli rivendicabili per legge, per cui quanto scritto dalla Regione rappresenta senz’altro una cattiva pratica».