È allarme in Belgio dopo il decesso di una donna di 46 anni, avvenuto lo scorso 18 novembre a Lommel, nel Limburgo: secondo quanto riferisce la stampa, la magistratura locale avrebbe aperto un’inchiesta per sospetta overdose da analogo del GLP-1.
La donna, riferiscono i media belgi, era stata ricoverata in gravi condizioni nel reparto di emergenza dell’ospedale di Pelt, dove è poi deceduta. Durante l’esame post mortem, il medico legale ha eseguito un’autopsia esterna e interna, seguita da analisi tossicologiche. Al momento i risultati non sono ancora noti: saranno determinanti per stabilire se l’organismo sia stato esposto a «una dose troppo elevata di semaglutide».
Il sémaglutide appartiene alla categoria degli analoghi del GLP-1, molecole concepite per la gestione del diabete di tipo 2 e, in alcuni casi, per la perdita di peso in pazienti selezionati ma sotto stretto controllo medico. Le autorità belghe ipotizzano che il medicinale possa essere stato acquistato online e utilizzato senza alcuna supervisione clinica. «La vittima ha probabilmente acquistato questo prodotto in rete e lo ha usato senza monitoraggio medico» hanno dichiarato le autorità inquirenti.
La notizia – per quanto finora circoscritta –, solleva interrogativi significativi: non solo sull’uso improprio di analoghi del GLP-1 fuori da contesti clinici, ma anche sul crescente ricorso a canali di approvvigionamento non regolamentati (internet, mercato nero), che rendono difficile garantire l’efficacia e la sicurezza del trattamento, oltre al monitoraggio degli effetti avversi.