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Francia, ancora tensione tra governo e farmacie sullo sconto per i generici

5 Settembre 2025

Resta alta la tensione tra governo e farmacie riguardo al decreto del 4 agosto scorso che taglia lo sconto sui generici, la cosiddetta remise générique, di cui beneficiano le farmacie francesi. Ieri i rappresentanti dei sindacati della categoria – la Fédération des syndicats pharmaceutiques de France (Fspf) e l’Union des syndicats de pharmaciens d’officine (Uspo) – sono stati ricevuti d’urgenza a Matignon (la residenza istituzionale del primo ministro) ma il confronto si è chiuso senza progressi.

«Abbiamo ribadito le nostre ragioni, ma restiamo su posizioni inconciliabili»), ha dichiarato Pierre-Olivier Variot, presidente dell’Uspo, al termine di oltre un’ora di colloquio. «Ci hanno detto che vogliono continuare a lavorare con noi, ma non hanno avanzato alcuna proposta», ha confermato Philippe Besset, presidente della Fspf. Secondo i sindacati, l’esecutivo rimane convinto che la misura costerà non più di cinquemila euro l’anno per farmacia, generando al tempo stesso risparmi per l’assicurazione sanitaria. Una stima che i sindacati dei titolari contestano duramente, giudicandola lontana dalla realtà.

L’incontro di ieri, definito dagli stessi rappresentanti come «l’ultima occasione» per ottenere un ripensamento, non ha quindi portato alla sospensione del decreto. Di conseguenza, la mobilitazione annunciata per il 18 settembre è confermata e sarà accompagnata da nuove azioni di protesta: sciopero dei turni di guardia, passaggio all’assistenza indiretta durante i turni e nuova raccolta di firme a sostegno di una petizione che ha già superato le 600mila sottoscrizioni.

Il cuore del contenzioso riguarda la remise générique, cioè lo sconto commerciale che i produttori di farmaci equivalenti riconoscono alle farmacie. In Francia questo meccanismo è regolato per legge: fino a oggi l’extramargine era fissato al 40%, percentuale che rappresenta per le farmacie una delle principali fonti di redditività. Il decreto del 4 agosto ha invece abbassato la soglia a circa il 33%, riducendo di fatto la capacità del canale di assorbire la progressiva erosione dei margini dovuta ai prezzi imposti e al regime di rimborso.

Già nei giorni scorsi i sindacati avevano incontrato i ministri della Salute, Catherine Vautrin e Yannick Neuder. L’incontro, descritto come costruttivo, aveva visto i ministri aprire alla possibilità di limare di qualche punto la riduzione, ma senza mettere in discussione il taglio. La risposta non è bastata: «Non si tocca il 40%» ha tuonato Variot in conferenza stampa, affiancato da Besset e da tutti gli altri attori del comparto, dall’Ordre des pharmaciens a Federgy (che rappresenta gruppi e catene).

Parallelamente, la professione ha deciso di intraprendere anche la strada istituzionale. I due sindacati hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato e preparano un emendamento da sottoporre ai parlamentari nell’ambito del Projet de loi de financement de la Sécurité sociale (Plfss) 2026. La proposta punta a fissare nella legge i tetti delle “remises”: massimo 40% per i generici e 20% per i biosimilari, con entrata in vigore dal 1° gennaio 2026. «Si tratta di restituire al legislatore il potere di fissare gli sconti» ha spiegato Besset.

La partita resta dunque aperta. Se da un lato il governo ribadisce la necessità di contenere la spesa sanitaria, dall’altro le farmacie francesi avvertono che senza una revisione della misura il rischio è quello di indebolire la rete territoriale, compromettendo accessibilità e prossimità al farmaco.