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Francia, dagli infermieri nuove polemiche sulla vaccinazione in farmacia

19 Novembre 2025

In Francia la vaccinazione antinfluenzale in farmacia suscita ancora qualche resistenza nelle altre professioni. Lo dimostra la campagna social che, tra l’11 e il 16 novembre, la presidente del sindacato Convergence Infirmière, Ghislaine Sicre, ha condotto contro l’attività vaccinale dei farmacisti. Per una settimana, la dirigente degli infermieri in regime libero-professionale ha pubblicato sul social X una serie di lunghi post corredati da fotomontaggi e da quelli che definisce testimonianze di colleghi sulle presunte irregolarità commesse dai farmacisti vaccinatori.

I contributi diffusi da Sicre – privi di fonti e di qualunque verifica – tracciano un quadro allarmistico dell’operato in farmacia: «La farmacista ha chiesto a un paziente di imparare a vaccinarsi da solo», «i farmacisti vaccinano a tappeto senza chiedersi se il paziente abbia il suo infermiere di fiducia», «aprono la confezione prima ancora di fare domande», «ho recuperato il buono vaccinale di una paziente, ma il farmacista l’ha comunque vaccinata». I motivi di accusa vanno dal presunto «accaparramento di pazienti» con finalità commerciali fino a pressioni indebite – per esempio un sms “Vaccinazione influenza senza appuntamento, tutte le età, non aspettate” – e a carenze tecniche. Tra le immagini rilanciate la fotografia di un braccio con una lesione infetta di tre centimetri, anche questa però priva di qualsiasi fonte o verifica.

La reazione della professione non si è fatta attendere. «Cercare di gettare discredito su un’intera categoria a partire da una decina di testimonianze anonime e foto dubbie mette a rischio le relazioni interprofessionali» commenta Delphine Chadoutaud, presidente dell’Urps Île-de-France (l’Unione regionale dei professionisti della salute) e responsabile Uspo dell’Essonne, rimasta colpita dai post. «Come in tutte le professioni esistono le pecore nere, ma sul territorio i rapporti sono sereni. Quello che fa Convergence Infirmière è controproducente, perché abbiamo bisogno di solidarietà di fronte al potere pubblico». Chadoutaud ricorda inoltre che tutti i farmacisti sono stati formati prima di vaccinare e che l’atto è remunerato 7,50 euro: «Altro che macchina da soldi».

Molti farmacisti hanno espresso il loro dissenso anche su X, parlando di «accanimento contro i farmacisti». Una professionista con 17mila follower, che si firma Epitomax, osserva che iniziative di questo tipo «non invogliano certo a sostenervi nelle vostre rivendicazioni». Un altro, sotto lo pseudonimo Apotêko, sottolinea che «la politica sanitaria non si costruisce partendo da casi isolati. Diffamando con tanto astio, fa felici i suoi aderenti ma scredita gli altri professionisti».

Non è del resto la prima volta che Sicre attacca l’ampliamento dei servizi in farmacia, dalle prestazioni di primo soccorso alle attività gestite nell’ambito di OSyS (Orientation dans le système de soins, protocollo di orientamento nel sistema di cure). Pochi giorni prima della campagna, la presidente di Convergence Infirmière aveva chiesto al ministro della Salute, Stéphanie Rist, «la fine delle sperimentazioni non validate come OSyS, presentate come miracoli ma sottratte a ogni controllo». Nelle stesse ore, Jérôme Marty, presidente dell’UFML-S (Union française pour une médecine libre-Syndicat), denunciava che «i sindacati dei farmacisti tolgono lavoro ai medici». In realtà, ricorda la stampa francese, OSyS è inquadrato nelle sperimentazioni dell’Articolo 51 ed è sottoposto a diverse valutazioni, tra le quali quella del Comitato strategico dell’innovazione in sanità.