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Francia, dai sindacati piano contro la “financiarisation” delle farmacie

24 Maggio 2025

Porre un freno alla “financiarisation” della farmacia per salvaguardarne l’indipendenza, l’equilibrio territoriale e la sostenibilità del sistema sanitario: è l’obiettivo del pacchetto di proposte che l’Union des syndicats de pharmaciens d’officine (Uspo, uno dei principali sindacati dei titolari francesi) ha presentato ieri, 23 maggio, in una sintesi trasmessa a diversi enti pubblici, tra cui il ministero della Salute, l’assicurazione malattia, la Corte dei conti e l’Ispettorato generale degli affari sociali (Igas).

L’iniziativa parte da una preoccupazione che cresce da anni e che adesso, secondo l’Uspo, comincia ad assumere contorni preoccupanti: l’ingresso nel capitale delle farmacie di soggetti finanziari esterni al mondo della sanità, il cui unico obiettivo è la massimizzazione del rendimento dell’investimento. La financiarisation, come la definisce il sindacato, è «il processo per cui attori privati, non professionisti della salute, capaci di investimenti rilevanti, entrano nel settore con l’unico scopo di ottenere forti ritorni economici».

Si tratta di un fenomeno tutt’altro che nuovo, che sembra intensificarsi pur restando difficile da quantificare. «Lottiamo contro la financiarisation da 25 anni, dalla nascita del sindacato» ha ricordato il presidente dell’Uspo, Pierre-Olivier Variot. «Ma negli ultimi tempi assistiamo a un aumento degli attori esterni mossi unicamente dalla logica del profitto. E abbiamo notato che dietro molti casi di rimborsi impropri, per esempio su test rapidi o farmaci costosi, c’erano investitori esterni al mondo sanitario».

Il rischio, spiega ancora l’Uspo, è che giovani farmacisti in cerca di sostegno economico per l’avvio dell’attività cedano a queste offerte senza rendersi conto delle condizioni imposte: commercialisti o fornitori vincolati, limiti di spesa obbligatori, delega della gestione finanziaria. «È la perdita di indipendenza del farmacista» dice ancora Variot. Ma c’è di più: il modello finanziario tende a concentrare le risorse nelle farmacie di grandi dimensioni e alta redditività, con un effetto cannibalizzante sulle piccole realtà, spesso in aree rurali o periferiche. Il risultato può essere lo smantellamento della rete capillare delle officine, e quindi l’aumento dei “deserti farmaceutici”, cioè territori senza accesso ai servizi farmaceutici. E sul lungo termine, avverte l’Uspo, anche una crescita del costo per i pazienti: «I soggetti finanziari spingono verso una maggiore “consumazione” di atti e prodotti, rimborsati o meno».

Di fronte a questa deriva, il sindacato ha presentato una serie di proposte concrete. «Non parliamo di regolamentazione, ma di vera e propria interdizione della financiarisation» ha puntualizzato Variot. In cima alla lista, la promozione di strumenti alternativi e virtuosi per sostenere i farmacisti giovani o in difficoltà: come i “booster” di capitale etici già previsti dalla Cavp (Caisse d’assurance vieillesse des pharmaciens, la cassa previdenziale di categoria), o il tutoraggio tra colleghi, con farmacisti esperti che affiancano i neolaureati nelle prime fasi della carriera.

L’Uspo propone poi la creazione di un osservatorio nazionale e regionale sulla financiarisation, che monitori e analizzi i casi sospetti, e l’introduzione nei corsi universitari di un modulo obbligatorio sulla gestione aziendale, per preparare gli studenti a riconoscere e affrontare le offerte dei gruppi finanziari, spesso presenti in fiere e convegni.

Sul piano giuridico, il sindacato chiede di vietare ogni accordo che sottragga al farmacista il controllo della propria società. E reclama maggiore trasparenza nei passaggi societari, con l’obbligo di dichiarare alla Chambre de l’Ordre des pharmaciens (l’equivalente francese del nostro Ordine) l’intera struttura finanziaria dell’azienda. Infine, l’Uspo chiede che nei contenziosi sia invertito l’onere della prova: devono essere gli investitori esterni a dimostrare di non compromettere l’indipendenza professionale del titolare.

Il rapporto integrale sarà consegnato il 17 settembre al ministro della Salute Yannick Neuder, ma secondo il sindacato è destinato a crescere nel tempo, per tenere il passo con l’evoluzione continua delle strategie finanziarie. «Oggi vediamo forme più subdole di financiarisation: acquisizione dell’immobile, consulenze imposte a prezzi spropositati» segnala Guillaume Racle, esperto di economia sanitaria dell’Uspo. «Questi attori non si nascondono più: pubblicizzano le loro offerte. Serve trasparenza, altrimenti il danno per i pazienti sarà enorme».