A partire dal 27 settembre i francesi potrebbero fare fatica a trovare una farmacia aperta il sabato. È ciò che si prospetta per l’autunno con l’approvazione da parte dell’intersindacale dei farmacisti – che riunisce Fspf (Fédération des syndicats pharmaceutiques de France), Uspo (Union des syndicats de pharmaciens d’officine), Unpf (Union nationale des pharmacies de France), Udgpo (Union des groupements de pharmaciens d’officine) e Federgy (federazione dei gruppi di acquisto) – del pacchetto di iniziative che sosterrà le proteste dei titolari transalpini contro la decisione del governo di ridurre drasticamente i margini di sconto su farmaci generici e biosimilari.
L’idea sembra trovare largo consenso tra i farmacisti francesi: secondo un sondaggio condotto dal quotidiano specializzato Le Quotidien du pharmacien, il 77% dei quasi 200 farmacisti che hanno partecipato si è dichiarato favorevole alla chiusura della loro farmacia ogni sabato. Una percentuale molto più alta rispetto al 39% che, in un sondaggio precedente, aveva sostenuto la proposta di sospendere l’invio elettronico delle ricette al sistema sanitario nazionale.
Il motivo del malcontento è noto: dal 1° agosto, un decreto abbasserà il tetto massimo di sconto sui generici dall’attuale 40 al 30% (al 15% sui biosimilari). Ma soprattutto, dal 2027 verrà introdotto un tetto unico del 20% per tutti i farmaci. Per le farmacie, si tratta di un colpo durissimo alla sostenibilità economica, poiché proprio sui margini negoziati con l’industria (remise, cioè sconti rispetto al prezzo di listino prix fabricant hors taxe, prezzo ex-factory al netto delle tasse) si fonda una parte importante della loro redditività.
Secondo Philippe Besset, presidente della Fspf, «la battaglia del 1° agosto è ormai persa». Ma l’intersindacale ha già pianificato una mobilitazione generale per settembre. Oltre alla chiusura dei sabati, sono già in calendario:
– dal 1° settembre: sciopero dell’organizzazione dei turni di guardia;
– dal 10 settembre: sciopero della preparazione delle Pda (préparation des doses à administrer), cioè le terapie personalizzate per pazienti in strutture residenziali (come gli Ehpad, case di riposo per anziani);
– il 18 settembre: “journée noire”, una giornata di protesta con chiusura delle farmacie e manifestazioni pubbliche.
A queste iniziative si aggiungono quelle già in corso: sciopero dei turni di guardia, rifiuto di applicare il tiers payant convenzionale (cioè l’anticipo dei costi da parte dell’assicurazione sanitaria pubblica, che il farmacista incassa poi dallo Stato) nei casi di requisizione, sensibilizzazione di politici e cittadini con una campagna informativa e una petizione su change.org che ha già superato le 56mila firme.
Inoltre, l’Uspo ha lanciato un appello alla chiusura delle farmacie anche per la giornata del 16 agosto.
La strategia dei sindacati guarda ora alla ripresa dei lavori parlamentari a settembre. «Il nostro obiettivo» ha dichiarato Besset «è convincere i deputati a ripristinare il tetto del 40% sugli sconti dei generici e, soprattutto, a cancellare la possibilità, introdotta dalla legge di bilancio della sicurezza sociale (Lfss) del 2014, che consente al governo di fissare per decreto tale limite». Prima di quella data, il tetto era fisso per legge, senza possibilità di modifica unilaterale da parte dell’esecutivo.
Secondo il presidente della Fspf, si dovrebbe quindi sospendere ogni intervento normativo per il tempo necessario a ridefinire, insieme all’assurance-maladie (il sistema di assicurazione sanitaria), un nuovo modello di remunerazione per le farmacie.
Sul fronte politico, i farmacisti possono contare su appoggi autorevoli. «Abbiamo già ricevuto sostegni importanti» ha detto Besset «come quelli dell’ex presidente François Hollande, dell’ex ministro della Salute Aurélien Rousseau, ora deputato, e del presidente del Senato Gérard Larcher».