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Francia, i farmacisti collaboratori promuovono i loro colleghi titolari

10 Giugno 2025

Sette e mezzo: è il voto con cui i farmacisti collaboratori francesi (i cosiddetti adjoints) valutano il rapporto con i loro titolari, secondo i risultati di un sondaggio diffuso dal Consiglio centrale D dell’Ordine, competente per i collaboratori. L’indagine – condotta con l’istituto Bva Insight su un campione di oltre tremila farmacisti iscritti all’albo tra dicembre 2024 e gennaio 2025 – fa il punto sulle condizioni di lavoro, le aspettative professionali e soprattutto sul grado di autonomia percepito dagli adjoints.

Ed è proprio l’indipendenza professionale il nodo più critico: uno su tre (33%) ritiene che negli ultimi dieci anni si sia ridotta. Il dato allarma, perché la libertà di giudizio e azione è ritenuta uno dei pilastri fondanti della professione e uno dei compiti centrali del controllo ordinistico. A minare questa indipendenza, secondo i farmacisti collaboratori, sono soprattutto alcune situazioni operative ricorrenti: il 30% degli intervistati indica come momenti critici la dispensazione di prodotti privi di Amm (Autorisation de mise sur le marché, ovvero l’autorizzazione all’immissione in commercio), la gestione degli ordini, il coordinamento del lavoro di preparatori, apprendisti e stagisti. In questi contesti, molti lamentano pressioni – dirette o indirette – che arrivano da pazienti, prescrittori, o anche dai titolari.

Nonostante ciò, il clima generale appare positivo. Il 75% dei farmacisti collaboratori assegna al proprio titolare un voto superiore a 7 su 10 e l’86% dichiara di apprezzare il proprio ambiente di lavoro. Per il 43%, si tratta di un contesto in cui si immaginano a lungo termine, e addirittura il 29% valuta la possibilità di entrare nel capitale della farmacia in cui lavora. In altre parole, una larga parte dei collaboratori guarda con fiducia a un percorso di crescita interna, magari fino alla co-titolarità.

Ma non mancano i segnali di disaffezione: il 57% afferma che la professione è peggiorata, e il 31% degli intervistati sta considerando un cambio di carriera nei prossimi cinque anni. Un dato che suona come un campanello d’allarme per la sostenibilità della rete delle officine. «Per non perdere questi colleghi» ha spiegato Jérôme Parésys-Barbier, presidente della sezione D «dobbiamo aiutarli a ristabilire il dialogo con i loro titolari, anch’essi sottoposti a forti pressioni economiche e amministrative. La gestione di questa pressione deve diventare un processo condiviso nel team, dobbiamo fornire strumenti di comunicazione adeguati».

In questa direzione si muove la strategia triennale avviata dall’Ordine, che prevede l’introduzione di strumenti e dispositivi specifici – inclusa una procedura di qualità dedicata ai farmacisti collaboratori – per rafforzare i legami interni alle équipe e favorire una maggiore integrazione tra collaboratori, titolari e rappresentanti ordinistici.

Il sondaggio, intitolato Vécu, envies, indépendance professionnelle et perspectives d’avenir (Vissuto, desideri, indipendenza professionale e prospettive future), si inserisce in un più ampio progetto di ascolto e valorizzazione delle risorse umane della farmacia, in un momento storico in cui il sistema cerca nuovi equilibri tra sostenibilità economica, qualità dell’assistenza e benessere degli operatori.