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Germania, ancora no alle richieste dei farmacisti di aumentare la quota fissa

28 Novembre 2023

Anche se la nuova remunerazione (quota fissa più margine percentuale) che le farmacie italiane adotteranno a partire dal nuovo anno ha il pregio di sganciare i ricavi dall’andamento dei prezzi del farmaco rimborsato, non significherà per i farmacisti titolari lasciarsi ogni preoccupazione alle spalle su spesa farmaceutica pubblica e caro-vita. Lo lascia chiaramente capire quanto sta accadendo in Germania, dove le assicurazioni sanitarie retribuiscono le farmacie con un sistema misto dagli anni ’80. Attualmente i compensi prevedono una quota fissa a scatola di 8,35 euro più una quota marginale del 3% (più alcuni compensi aggiuntivi per il notturno e i servizi), che però non vengono rivalutate da dieci anni: l’ultimo aggiornamento, come spiega un articolo della rivista Daz.online, risale infatti al 2013, quando la quota fissa venne incrementata di 25 centesimi.

Da allora più nessun adeguamento e così oggi, con il boom dei costi di materie prime ed energia e l’inflazione galoppante, i conti di molte farmacie non tornano più. Risultato, si sono intensificate le chiusure (in Germania non c’è pianta organica) e il numero degli esercizi farmaceutici in attività è tornato ai livelli del 1979. Dal canto suo il sindacato federale dei farmacisti, l’Abda, chiede da mesi una rivalutazione della quota fissa, da 8,35 a 12 euro, ma senza successo.

Il problema, infatti, è che la legge demanda ogni adeguamento della remunerazione delle farmacie al ministero dell’Economia, d’intesa ovviamente con il ministero della Salute. Il titolare del primo, Robert Habeck, dei Verdi, aveva espresso tempo addietro qualche apertura alle richieste dei farmacisti, sostenute anche da esponenti dei governi regionali. Ora però è scattato il dietrofront: nella risposta a un’interrogazione parlamentare del partito liberale (all’opposizione), il Ministero ha ricordato che le farmacie già percepiscono oltre alla quota fissa diversi compensi aggiuntivi, l’ultimo dei quali i 50 centesimi a scatola concessi dalla legge sulle carenze approvata nella prima vera scorsa. Come dire: abbiamo già dato.

Inutile poi sperare nel ministero della Salute: a quel dicastero, infatti, siede il socialdemocratico Karl Luterbach, che con i farmacisti sembra avere una questione personale (così almeno la pensano molti titoli tedeschi): dopo avere incrementato all’inizio di quest’anno la trattenuta che le farmacie devono alle casse malattia sui farmaci dispensati in regime convenzionato (una sorta di sconto Ssn, per intenderci) Luterbach è ora al lavoro su un progetto di legge che istituisce un nuovo modello di “farmacia leggera” non molto dissimile dalle nostre parafarmacie, tranne per il fatto che al loro interno non dovrebbe essere obbligatoria la presenza dei farmacisti. L’Abda ha già dato battaglia.