Prosegue intenso, in Germania, il dibattito tra politica e farmacia attorno al pacchetto di interventi cui il Governo sta lavorando con l’obiettivo di aggiornare regole e compiti del servizio farmaceutiuco. Al centro resta la richiesta di un aumento della quota fissa (“Fixum” o “Packungsfixum”) che le farmacie percepiscono per ogni confezione di farmaco prescritta e rimborsata. Secondo una prima versione della riforma, tale quota avrebbe dovuto aumentare da 8,35 a 9,50 euro, tuttavia nel testo attualmente in discussione l’adeguamento è sparito: nelle settimane scorse il ministro della Salute, Nina Warken, aveva ammesso che «l’intervento per ora è accantonato, ma tornerà a essere valutato» in un momento successivo.
Ai farmacisti tuttavia la sorpresa non è piaciuta. E ai politici lo stanno facendo capire: in occasione di un summit sulla riforma farmaceutica organizzato l’altro ieri a Grevesmühlen, nel Meclenburgo-Pomerania, più di 200 titolari si sono presentati in sala indossando il camice e dopo aver chiuso dal pomeriggio le loro farmacie in segno di protesta. «La pazienza è finita» ha detto Anke Rüdinger, della Dav (Deutschen Apothekerverband, il sindacato unico di categoria)
Tra gli ospiti della serata Simone Borchardt, deputata della Cdu e responsabile del partito per la Sanità, che ha ammesso le responsabilità della coalizione di governo («Ci sono problemi che non avevamo considerato») ma ha anche ricordato che l’aumento della quota fissa a 9,50 euro provocherebbe una spesa aggiuntiva di circa un miliardo di euro all’anno. Èil motivo, ha detto senza mezzi termini, per cui questa parte della riforma è stata bloccata dal ministero delle Finanze.
Parallelamente alla questione economica, resta aperta la discussione sul ruolo dei Pta (Pharmazeutisch technischer assistent) nell’ambito della riforma: il progetto prevede di consentire in determinate circostanze anche a questi assistenti diplomati di dirigere una filiale di farmacia senza la presenza permanente di un farmacista laureato in loco, purché sia sempre raggiungibile in telecollegamento. Ma Dav e Abda, l’associazione che a libello nazionale riunisce sindacato e ordine, non gradiscono.
Il vero nodo, in ogni caso, rimane la questione economica, che il Governo è disposto a trattare ma soltanto “entro” l’attuale quadro di bilancio. Lato farmacisti, invece, il mancato adeguamento è visto come un segnale politico negativo, con conseguenze in prospettiva disastrose: molte farmacie, in particolare nelle zone rurali, dichiarano che senza una remunerazione adeguata la sopravvivenza diventerà ancora più difficile e accrescerà le chiusure.