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Germania, farmaci con ricetta: farmacie online escluse dal prezzo fisso

18 Luglio 2025

Le farmacie online con sede in altri Paesi dell’Unione europea non sono tenute a rispettare la normativa tedesca che impone il prezzo fisso sui farmaci con ricetta. Lo ha stabilito oggi il Bundesgerichtshof (Bgh), la Corte federale di giustizia di Karlsruhe, chiudendo un contenzioso che da più di dieci anni contrapponeva il Bayerischer Apothekerverband (Bav), associazione dei farmacisti della Baviera, a una farmacia olandese del gruppo Zur Rose. Una decisione attesa e per molti versi cruciale, perché avrebbe potuto rimettere in discussione la famosa sentenza della Corte di giustizia europea del 2016 e riaprire un fronte che le farmacie tedesche speravano di riportare a proprio favore.

La causa: bonus ai pazienti e concorrenza sleale

Al centro del procedimento c’erano le campagne promozionali che una farmacia online con sede nei Paesi Bassi – ai tempi controllata da Zur Rose, oggi chiusa – aveva lanciato tra il 2012 e il 2013 per fidelizzare i pazienti tedeschi: 3 euro di bonus per ogni farmaco con ricetta ordinato (fino a un massimo di 9 euro per ricetta), più un’ulteriore gratifica da 9 euro per chi accettava di sottoporsi a un “check del farmaco” via modulo online o telefonata.

Per il BAV, si trattava di pratiche in aperta violazione della normativa tedesca sui prezzi, in particolare dell’articolo 78, comma 1, frase 4 dell’Arzneimittelgesetz (Amg, legge sui farmaci), che nella versione in vigore all’epoca imponeva il rispetto di un prezzo uniforme per tutti i farmaci con obbligo di ricetta. L’associazione avviò così un’azione legale per concorrenza sleale, chiedendo l’inibizione delle attività promozionali e il rimborso delle spese legali. Il primo grado – davanti al tribunale di Monaco – diede ragione al BAV nel 2014, così come l’appello, deciso dall’Oberlandesgericht (Olg) di Monaco. Ma oggi il BGH ha rovesciato il verdetto e rigettato definitivamente la causa.

Il nodo giuridico: diritto europeo e libertà di circolazione delle merci

Il punto cruciale su cui ha ruotato la sentenza riguarda l’applicabilità della normativa tedesca alle farmacie con sede in altri Stati dell’Ue. La Corte di Karlsruhe, in linea con quanto già stabilito dalla Corte di giustizia dell’Unione europea nel 2016 (caso Deutsche Parkinson Vereinigung), ha ribadito che l’obbligo di prezzo fisso non si applica ai distributori esteri. E questo perché una tale misura viola il principio della libera circolazione delle merci (articoli 34 e 36 del Trattato sul funzionamento dell’Ue), in assenza di prove solide che giustifichino la deroga per ragioni di tutela della salute pubblica.

«Il Bav» ha detto il presidente della sezione, Thomas Koch «non ha saputo fornire elementi concreti che dimostrino come la rimozione del prezzo fisso possa compromettere la sicurezza e la capillarità dell’assistenza farmaceutica». Né le perizie depositate dalle parti, né le statistiche fornite dal governo tedesco, ha aggiunto la Corte, sono sufficienti a provare che «la regolazione dei prezzi sia lo strumento più adatto, necessario e proporzionato» per tutelare la salute dei cittadini.

Niente ritorno alla Corte di giustizia

Il Bgh ha quindi escluso la possibilità di sottoporre nuovamente la questione alla Corte di giustizia europea, come auspicato dalle farmacie tedesche. «Perché ciò accada – ha spiegato Koch – servono fatti nuovi, evidenze che soddisfino i criteri rigorosi imposti nel 2016 dalla Corte di Lussemburgo. E qui mancano “dati duri”, non bastano ipotesi verosimili o dichiarazioni generiche».

Una scelta che contrasta con le speranze alimentate dall’Olg di Monaco, che nel corso dell’appello aveva lavorato a lungo – 64 pagine di motivazione – per raccogliere nuovi elementi a favore della tesi che il prezzo unico tuteli effettivamente la salute e la distribuzione equa dei farmaci. Anche il BGH, in passato, aveva lasciato intendere una certa apertura a un nuovo rinvio al Lussemburgo. Ma oggi ha chiuso ogni spiraglio, pur lasciando intendere che un nuovo contenzioso, basato sulla normativa introdotta nel 2020, potrebbe riaprire il caso.

La normativa tedesca sui prezzi dei farmaci

La legge tedesca, com’è noto, impone alle farmacie del territorio nazionale di applicare un prezzo fisso ai farmaci con obbligo di ricetta, per evitare forme di concorrenza sleale e garantire una distribuzione capillare. Tale vincolo è sancito oggi dal § 129 comma 3, frase 3 del Sozialgesetzbuch V (Sgb V, codice delle assicurazioni sociali), introdotto nel 2020 proprio per contrastare gli effetti della sentenza europea del 2016. La questione della compatibilità tra tale norma e il diritto europeo, tuttavia, resta aperta: il Bgh non si è pronunciato in merito, ritenendo irrilevante il nuovo articolo ai fini del procedimento oggi deciso, basato su fatti precedenti.

Prossimi sviluppi

Il verdetto odierno potrebbe avere conseguenze anche sul fronte economico: il 30 luglio la Corte federale è attesa a pronunciarsi su una causa intentata da DocMorris per ottenere un risarcimento da 18,5 milioni di euro dalla Apothekerkammer Nordrhein (Aknr), che anni fa aveva ostacolato campagne pubblicitarie oggi ritenute legittime secondo il diritto dell’Unione. Ma è evidente che la questione dei prezzi fissi rimane un tema aperto e potenzialmente esplosivo per il sistema farmacia tedesco. Come ha ammesso lo stesso Koch: «Il giudizio del 2016 non è intoccabile. Ma per rimetterlo in discussione servono fatti nuovi. E oggi non ci sono».