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In Svezia allo studio misure per contrastare carenze di farmaci

9 Luglio 2025

Il governo svedese si prepara a centralizzare l’acquisto dei farmaci – oggi delegato alle regioni – con l’obiettivo di garantire un approvvigionamento sicuro e continuativo, soprattutto nei casi in cui siano necessarie grandi quantità di medicinali. È quanto prevede un’indagine avviata su mandato del governo, che punta a rafforzare la resilienza del sistema farmaceutico nazionale sia in tempo di pace sia durante eventuali crisi.

«In generale, la fornitura di medicinali in Svezia è stabile» ha dichiarato alla stampa la ministra della Salute Acko Ankarberg Johansson (Ppe) «tuttavia, si verificano situazioni di indisponibilità e carenza che, pur essendo gestibili nella quotidianità, potrebbero diventare devastanti in caso di emergenza. Dobbiamo fare di più in questo ambito».

La riflessione su un nuovo modello di governance farmaceutica risale all’inizio della pandemia, quando l’autonomia decisionale delle 21 regioni svedesi nella gestione e nell’acquisto dei farmaci si rivelò problematica, in particolare per prodotti ad alta richiesta come anestetici o vaccini. Da allora, l’idea di un coordinamento centrale è rimasta nell’agenda politica.

Le attuali direttive del governo danno seguito a una raccomandazione formulata a inizio giugno da una commissione parlamentare, che ha chiesto una maggiore supervisione statale in alcune aree, tra le quali proprio l’approvvigionamento dei farmaci, al fine di ridurre le disuguaglianze sanitarie tra regioni.

A guidare l’indagine sarà Maria Landgren, direttrice dei servizi farmaceutici della Regione Skåne, nominata recentemente investigatrice governativa per la fornitura di farmaci. Il suo compito sarà quello di formulare proposte concrete per prevenire e gestire le carenze, in particolare di medicinali essenziali come antibiotici e vaccini. «Ritengo che sia necessario introdurre più “fasce elastiche” nel sistema, cioè livelli di sicurezza e ridondanza su più fronti», ha spiegato Landgren a Euractiv.

Nell’ultima settimana di giugno, dicono i dati, ben 933 farmaci risultavano indisponibili in Svezia. La maggior parte dei casi è stata affrontata grazie a interventi specifici, ma l’Agenzia svedese per i medicinali ha segnalato un aumento delle situazioni critiche rispetto all’anno precedente, che hanno riguardato fluidi endovenosi, farmaci per l’asma pediatrica, immunostimolanti e alcuni antibiotici.

La risposta del governo è la creazione di un quadro nazionale per garantire l’accesso ai medicinali, valutando come strutturare e finanziare un eventuale meccanismo centrale, quali soggetti coinvolgere e in quali circostanze attivarlo. «Tale organismo non sarà incaricato di acquistare tutti i farmaci mancanti nel Paese, ma interverrà solo in situazioni specifiche» ha precisato Landgren.

L’idea di fondo è quella di istituire un ente nazionale che possa intervenire nelle emergenze, ma anche facilitare la redistribuzione dei farmaci tra le regioni. «Attualmente, tale redistribuzione è fortemente limitata, persino in caso di crisi, e questo deve cambiare. Esaminerò attentamente questa possibilità», ha dichiarato Landgren.

Un supporto al progetto arriva anche dalla Lif, la Farmindustria svedese. «Accogliamo con favore l’indagine su una funzione nazionale, che potrebbe avere un ruolo importante in situazioni acute», ha affermato Bengt Mattson, direttore della sostenibilità dell’associazione, sottolineando tuttavia la necessità di mantenere un mandato circoscritto per la futura autorità.

Oggi, le regioni gestiscono autonomamente parte delle problematiche legate alle carenze, ma secondo Landgren il sistema è privo di adeguato sostegno normativo: «La Svezia non dispone attualmente di un’organizzazione nazionale incaricata degli acquisti su larga scala».

Per Luisa Becedas, responsabile degli approvvigionamenti per l’Agenzia svedese del farmaco, ci sono aree prioritarie che l’indagine dovrebbe affrontare con urgenza: «Tra queste, la possibilità di redistribuire i farmaci tra i diversi fornitori di assistenza sanitaria, una migliore collaborazione tra farmacie ospedaliere e territoriali, e il supporto a un dosaggio più preciso per i pazienti in assistenza domiciliare».