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Regno Unito, ecco “l’illogica” del profitto che insegue il capitale in farmacia

21 Febbraio 2018

Con l’apertura della titolarità al capitale la Pianta organica e la programmazione delle sedi non si riducono a un orpello superfluo di tempi passati ma diventano uno strumento ancora più irrinunciabile per preservare la prossimità del servizio. E’ la riflessione cui spinge la storia che arriva dal Regno Unito e ha per protagonista Lloyds Pharmacy, catena del gruppo internazionale McKesson-Celesio che nel nostro Paese raggruppa circa 160 farmacie comunali (sotto l’insegna italianizzata Lloyds Farmacia). Quest’autunno i vertici del gruppo avevano annunciato la prossima chiusura o dismissione di 190 delle 1.500 farmacie Lloyds sparse per l’Inghilterra: il calo dei finanziamenti pubblici per le farmacie e gli sconti al servizio sanitario (claw backs) per i ripiani di spesa, era la linea di difesa della società, impongono la chiusura o l’alienazione dei punti vendita non redditizi.

In circa quattro mesi da quell’annuncio sono 62 le farmacie già dismesse da Lloyds, ma a osservare gli esercizi che abbassavano le serrande uno dopo l’altro qualcuno ha cominciato a sospettare. E’ il caso, riferisce il Pharmaceutical Journal, della società di analisi di mercato Pharmdata, che nei giorni scorsi ha diffuso i risultati delle sue osservazioni: non tutte le farmacie chiuse da McKesson-Celesio andavano male; anzi, qualcuna andava piuttosto bene – c’era addirittura chi cresceva – e Perché allora in media lavorava volumi «ragionevoli» di ricette.

Perché allora disfarsene? Secondo gli analisti di Pharmdata, i punti vendita da far fuori non sono stati scelti soltanto per il loro piangente giro d’affari, ma anche per la vicinanza a un’altra farmacia Lloyds. In parole povere, se n’è chiusa una dove si sapeva che la clientela avrebbe potuto spostarsi senza lunghe peregrinazioni in un altro esercizio dell’insegna. «Lloyds in sostanza» spiega al Pharmaceutical Journal Oliver Staunton, tra gli sviluppatori della società di analisi «non sta tagliando i rami secchi, è piuttosto un intervento di ottimizzazione dei costi».

Ed ecco allora il messaggio per l’Italia e il governo che verrà: con la titolarità delle farmacie ormai aperta al capitale, la Pianta organica e gli altri strumenti di programmazione territoriale delle sedi rappresentano oggi ancora più di prima un bilanciamento tra l’interesse del capitale alla massimizzazione dei profitti e alla minimizzazione dei costi e l’interesse della collettività a una distribuzione del farmaco capillare e omogenea sul territorio. Se lo ricordino quei partiti che, dopo le elezioni, dovessero farsi ricogliere dalla voglia di fare tabula rasa delle regole che amministrano il sistema farmacia.