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Studio francese, molti farmaci ancora efficaci ben dopo la scadenza

27 Settembre 2024

Un recente studio condotto dall’associazione Ufc-Que Choisir (l’equivalente francese di Altroconsumo) attraverso test di laboratorio su 30 confezioni di paracetamolo e ibuprofene scadute ha rivelato che nell’80% dei casi i medicinali contenevano ancora una quantità sufficiente di sostanza attiva ed erano quindi efficaci a tutti gli effetti. Di qui il dubbio che le date di scadenza indicate sulle confezioni farmaceutiche siano in diversi casi eccessivamente caute e portino a sprechi inutili.

Le confezioni testate comprendevano 20 scatole di paracetamolo, con date di scadenza comprese tra il 1992 e il 2023, e 10 campioni di ibuprofene, scaduti tra il 2015 e marzo 2024. Anche i risultati peggiori mostrano un’efficacia residua significativa: il paracetamolo scaduto nel 2018 conteneva ancora l’84% di principio attivo, mentre l’ibuprofene scaduto nel 2022 ne conservava l’82%. Sorprendentemente, alcuni campioni di paracetamolo scaduti da oltre trent’anni mostravano ancora il 100% del principio attivo.

Un caso emblematico riguarda alcune compresse di Dafalgan (paracetamolo) scadute da sei anni e conservate in condizioni avverse: esposte a temperature estreme, piogge e umidità, sono risultate ancora efficaci al 95%. Un altro esempio riguarda l’Efferalgan: pillole scadute da 32 anni conservavano ancora il 100% di principio attivo, nonostante fossero state conservate in un vecchio armadio.

Per determinare l’efficacia residua dei farmaci, i ricercatori si sono basati sugli standard dell’Agenzia americana del farmaco (Fda), che considera un medicinale efficace se contiene almeno il 90% della quantità di principio attivo dichiarata sulla confezione. Anche considerando lo standard più restrittivo dell’Agenzia nazionale francese (Ansm), che richiede una soglia del 95%, molti dei farmaci testati risultano ancora efficaci ben oltre la data di scadenza indicata.

Perrine Vennetier, redattrice capo della rivista Que Choisir Santé, ha osservato che i risultati dello studio rivelano un “triplo spreco”: economico, ambientale e sanitario. Dal punto di vista economico, si buttano via farmaci che potrebbero ancora essere utilizzati, non solo dai singoli individui ma anche nelle strutture sanitarie. Dal punto di vista ambientale, lo smaltimento dei medicinali scaduti è complicato e costoso, contribuendo all’inquinamento. Infine, sotto il profilo sanitario, prolungare la validità dei farmaci potrebbe contribuire a mitigare le frequenti carenze di medicinali, un problema particolarmente rilevante nel contesto attuale.

Alla luce di questi dati, Ufc-Que Choisir ha chiesto all’Ansm di rivedere le norme attuali sulle date di scadenza dei farmaci, al fine di evitare questo spreco ingiustificato. Estendere la validità dei medicinali potrebbe portare a un uso più razionale delle risorse, riducendo sia i costi per i consumatori che l’impatto ambientale dello smaltimento dei farmaci.