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Dazi Usa, Teh Ambrosetti: 104 miliardi di perdite per l’Europa

8 Aprile 2025

L’inasprimento delle politiche commerciali statunitensi minaccia di travolgere l’economia europea, con effetti già quantificabili: secondo l’analisi diffusa da Teha Group al 36° Workshop «Lo Scenario dell’Economia e della Finanza» (Cernobbio, 4-5 aprile), l’introduzione di dazi generalizzati del 20% sulle esportazioni e del 25% su acciaio, alluminio e veicoli potrebbe costare all’Unione europea oltre 104 miliardi di euro in termini di costi doganali. A farne le spese sarebbero soprattutto Germania e Italia, con rispettivi aumenti di 34 e 14 miliardi. Tra i settori più penalizzati, la farmaceutica, che rischia una stangata da 1,58 miliardi, subito dopo la meccanica (3,43 mld) e l’automotive (2,55 mld).

Lo scenario delineato nel position paper «Gli impatti della Trumponomics sulle filiere industriali europee e italiane» ha monopolizzato la prima giornata del Forum, organizzato da Teha Group nell’ambito della Ceo Community del Teha Club. Il documento individua nell’atteggiamento protezionista della nuova amministrazione americana un cambio di paradigma destinato a ridisegnare le catene del valore globali. Il «Liberation Day» lanciato da Donald Trump ha già innescato una reazione a catena su mercati e investitori, mentre l’Europa fatica a compattarsi.

Quattro direttrici per la risposta europea

Nel tentativo di arginare l’impatto e rilanciare la competitività delle imprese, TEHA Group propone una strategia su quattro assi:

  • azione unitaria dell’Ue per difendere il suo peso politico-economico e sostenere le imprese colpite;
  • rafforzamento delle alleanze commerciali con Paesi ad alta crescita come Turchia, Giappone, Emirati e Arabia Saudita;
  • deterrenza finanziaria verso gli Stati Uniti, puntando sul peso degli investimenti europei in dollari e asset Usa: dazi del 10% su azioni americane garantirebbero incassi stimati in 900 miliardi;
  • coinvolgimento delle multinazionali statunitensi operanti in Europa (3,6 milioni di addetti e il 16,8% dell’export verso gli Usa), attraverso un tavolo UE-Usa per contrastare il protezionismo e riequilibrare le relazioni commerciali.
Giorgetti: «Serve pragmatismo, non contro-dazi»

Nel contesto di un’economia sotto shock, i lavori di Cernobbio hanno ospitato l’intervento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha lanciato un appello alla calma. «Bisogna affrontare questa emergenza a sangue freddo» – ha dichiarato – «evitando di pigiare il bottone del panico e di rispondere con una politica di contro-dazi che potrebbe rivelarsi dannosa per tutti».

La proposta del ministro? Riattivare la sospensione generale del Patto di stabilità europeo, come durante la pandemia, per creare un «ombrello» in grado di proteggere le imprese più esposte. «Gli aiuti devono essere consentiti dalle regole Ue – ha spiegato – e l’articolo 25 della nuova governance economica prevede margini per deviare dalla spesa netta in caso di grave congiuntura negativa».

Il governo italiano, ha assicurato Giorgetti, adotterà un approccio pragmatico, da presentare già martedì al tavolo con le imprese convocato a Palazzo Chigi. «Gli imprenditori italiani hanno dimostrato resilienza durante il Covid, e sapranno reagire anche stavolta» – ha aggiunto.

Foti: «Sospensione del Patto strada percorribile»

Ha fatto eco alle parole del ministro anche Tommaso Foti, titolare degli Affari europei e del Pnrr, che ha definito la riattivazione della sospensione del Patto «una strada percorribile». In parallelo, ha ribadito l’impegno dell’Italia nel promuovere soluzioni condivise a livello comunitario, senza cedere a reazioni impulsive.

Un allarme anche per il comparto salute

Per il comparto farmaceutico, l’allarme dazi va ben oltre i numeri. Il rischio è quello di un indebolimento della filiera industriale europea, già sottoposta a tensioni su prezzi, materie prime e approvvigionamenti. La contrazione dell’export verso gli Stati Uniti – dove molti gruppi italiani ed europei sono presenti con produzione, ricerca e distribuzione – potrebbe compromettere investimenti, occupazione e accesso al mercato per nuovi farmaci.

L’approccio suggerito da Teha – rafforzare la coesione europea e stimolare la diplomazia economica – è un segnale importante anche per le imprese del settore salute, che chiedono stabilità e regole chiare per programmare il futuro. In questo senso, il percorso di confronto avviato dal Teha Club continuerà nei prossimi mesi, con l’obiettivo di aggiornare il position paper in vista del Forum di settembre. Nel frattempo, la parola d’ordine resta una: evitare la frammentazione. Perché, come ha ricordato Isabel Schnabel della Bce intervenendo a Cernobbio, «la risposta migliore ai dazi è un’Europa più forte».

Ai lavori era presente Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia.