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Motore Sanità, a Cernobbio si parla si innovazione e sostenibilità

9 Febbraio 2024

L’innovazione come leva per ripensare il Ssn, i nuovi modelli di governance, le proposte per  una nuova politica industriale della salute, l’accesso ai servizi. Sono alcuni dei temi al centro dell’edizione 2024 della Winter School di Motore Sanità, in programma ieri e oggi ieri a Cernobbio (Como): oltre 200 relatori e decine di sessioni plenarie e laboratori, dove istituzioni, manager, amministratori della Sanità, società scientifiche, ordini professionali, sindacati e pazienti si confrontano su presente e futuro dell’assistenza.

Tra gli incontri della prima giornata, grande attenzione ha raccolto il convegno del mattino, dove professionisti e operatori della sanità si sono confrontati su innovazione e sostenibilità del Servizio sanitario nazionale. «È necessario rivedere l’organizzazione sanitaria allineandola alle evoluzioni tecnologiche, ma anche innovare le professioni, a partire da quella infermieristica, in ambito formativo, di esercizio professionale e di autonomia» ha detto Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi (Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche «spesso si tende a considerare l’innovazione come un costo o come qualcosa di futuribile, che attiene soltanto alle nuove tecnologie, ma se vogliamo assicurare l’universalità del Ssn e al tempo stesso rispondere nel migliore dei modi ai bisogni di cura delle persone, dobbiamo introdurre metodi e modelli che sappiano garantire scelte di innovazione sostenibile».

«La sostenibilità del nostro Servizio sanitario universale è messa in crisi dalle dinamiche demografiche che vedono sempre più anziani con patologie croniche e sempre meno giovani in grado di sostenere la produttività del Paese» ha ricordato Andrea Mandelli, presidente della Fofi «il rafforzamento della sanità di prossimità è una strada obbligata per rispondere alla sfida della cronicità, ma anche per costruire un efficace sistema di prevenzione, oggi divenuto un passaggio ineludibile. I farmacisti sono stati e continueranno a essere un motore pulsante della trasformazione del Ssn, per la loro capacità di svolgere un ruolo proattivo nella promozione della salute e nella presa in carico dei pazienti».

Di innovazione in farmacia ha parlato la presidente di Federfarma Lombardia, Annarosa Racca, che ha ricordato l’ampia gamma di servizi lanciati dalla Regione d’intesa con i presidi del territorio: «Dalla scelta e revoca del medico di famiglia allo screening del colon retto» ha spiegato «la sanità lombarda fa ampio affidamento sulla prossimità delle farmacie e ha recepito celermente tutti i protocolli nazionali su vaccinazioni e tamponi. Ora i due progetti in cantiere sono la telemedicina in regime convenzionato e la ricognizione farmaceutica per migliorare l’aderenza alla terapia; stiamo mettendo a punto con la regione aspetti organizzativi ed economici».

«Oggi il diritto alla salute dei cittadini è strettamente intrecciato al destino professionale di tutti gli operatori sanitari del Ssn» ha osservato invece il segretario nazionale di Anaao Assomed, Pierino Di Silverio «perciò la battaglia in difesa della sanità pubblica è la battaglia di tutti. Solo se saremo uniti potremo vincerla. Il sistema sanitario italiano vive anni cruciali per la sua sopravvivenza, è malato, necessita di interventi tanto radicali, strutturali e trasversali quanto urgenti anche per scongiurare il rischio di una metamorfosi verso un sistema privatistico».

«ll nostro Ssn deve essere considerato non una spesa ma un investimento per il futuro, ridando centralità alle professioni sanitarie anche a livello decisionale» ha aggiunto Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Como «la nostra spesa pubblica, come percentuale del Pil, si colloca agli ultimi posti in Europa. È quindi necessario ottimizzare le risorse disponibili, cercando di trovare rapidamente soluzioni alle note problematiche del nostro Ssn».

Cambiare rotta è la parola d’ordine, anche secondo il vicepresidente vicario di Fiaso Paolo Petralia: «A 45 anni esatti dalla nascita del nostro Servizio sanitario nazionale, di fronte a un progressivo invecchiamento della popolazione, a una contrazione delle risorse umane ed economiche disponibili e a un aumento dei bisogni di salute dei cittadini, i manager delle aziende sanitarie condividono la necessità urgente di cambiare rotta. Occorre lasciarsi alle spalle il modello fondato sulle prestazioni in favore di un altro basato sui percorsi di cura e sul valore degli esiti, nel quale erogatori pubblici e privati concorrano alla formulazione di risposte appropriate».

Secondo Fiorenzo Corti, vicesegretario nazionale della Fimmg «parlare di sostenibilità del Ssn reclamando un aumento di risorse, o intristirsi sottolineando l’esigua percentuale di Pil investita in sanità, rischia di riproporre un esercizio retorico con ricadute prive di percorsi praticabili, in un evidente stato di crisi di tutti i sistemi sanitari finanziati dalla fiscalità generale, soprattutto in una realtà come la nostra che vede il sistema di  welfare profondamente squilibrato sul  versante previdenziale». Secondo Corti, quindi «si deve fare quel che si può nel contesto in cui ci troviamo ad operare, e le cure primarie, se non ostacolate da provvedimenti volti a una sostanziale impiegatizzazione dei professionisti, la loro parte la possono fare, partendo da un forte rapporto fiduciario con il cittadino».