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Ccnl farmacie private, Federfarma “gira” il fardello aumenti al livello regionale

28 Giugno 2025

Dopo settimane di stallo, Federfarma tende la mano ai sindacati confederali per riaprire il tavolo della trattativa sul rinnovo del contratto nazionale dei dipendenti di farmacia convenzionata. Il comunicato diffuso ieri segna un cambio di passo rispetto alla fase di irrigidimento che aveva contrassegnato il confronto nelle scorse settimane e ribadisce con chiarezza che per il sindacato dei titolari il rinnovo del Ccnl resta una priorità. «I titolari sono ben consapevoli che il buon funzionamento delle proprie farmacie dipende dalla qualità del capitale umano che vi lavora» scrive Federfarma, riconoscendo il ruolo cruciale del personale nella tenuta del presidio territoriale.

A ostacolare finora il raggiungimento di un’intesa, si legge nella nota, è la distanza tra le parti sull’entità dell’aumento salariale richiesto: i sindacati chiedono 360 euro lordi mensili, una cifra che secondo Federfarma non tiene conto della forte eterogeneità che caratterizza il comparto. In Italia, ricordano sia il comunicato sia la circolare inviata contestualmente agli associati, non tutte le farmacie hanno le stesse dimensioni o gli stessi margini. Circa 6.000 farmacie private – un terzo del totale – operano in aree disagiate con fatturati e redditività ridotti: per loro, un incremento retributivo così importante metterebbe seriamente a rischio la sopravvivenza dell’esercizio.

La valutazione poggia sui risultati di un’indagine commissionata da Federfarma allo Studio Guandalini, che su dati Iqvia 2024 ha ricostruito la distribuzione del comparto: oltre 1.000 farmacie presentano un fatturato medio annuo di 339mila euro e un margine operativo lordo di appena 41mila euro. Altre 5.000 si attestano attorno ai 645mila euro annui di fatturato con margini comunque modesti, inferiori ai 70mila euro. Per queste imprese, un incremento del costo del lavoro pari a 200 euro mensili per dipendente, equivalente a quasi 4.000 euro l’anno per addetto, eroderebbe fino al 10% del margine operativo lordo, compromettendo in molti casi la tenuta economica.

Da qui, la proposta avanzata da Federfarma per superare lo stallo: un aumento salariale sostenibile da applicare su scala nazionale, accompagnato dall’apertura contestuale di una contrattazione di secondo livello a base regionale. Un doppio binario che – secondo il sindacato dei titolari – consentirebbe di tenere conto delle differenze di fatturato, produttività e redditività che separano le farmacie metropolitane da quelle rurali o periferiche, e sfruttare appieno gli strumenti di welfare e detassazione previsti dalla normativa vigente.

Il superamento del nodo salariale, sottolinea infine Federfarma, permetterebbe di affrontare anche altri aspetti strategici del rinnovo contrattuale, come la revisione della classificazione del personale alla luce dell’evoluzione della farmacia italiana, l’avvio di percorsi formativi specifici e l’introduzione di nuove tutele per maternità, malattia e infortunio.

L’auspicio, si legge in chiusura del comunicato, è che si possa pervenire a un’intesa «in tempi ragionevolmente brevi», anche per evitare agitazioni sindacali che finirebbero per penalizzare, in primo luogo, i cittadini.