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Ddl trasparenza, alzate le soglie che obbligano a pubblicizzare le erogazioni

24 Gennaio 2019

Sale da 10 a 50 euro il valore minimo delle erogazioni in denaro, beni o servizi effettuate a farmacisti e medici (ma non solo) che le industrie dovranno comunicare al ministero della Salute perché siano resi pubblici. E’ quanto prevede uno degli emendamenti al disegno di legge sulla trasparenza – il cosiddetto Sunshine act – approvati nei giorni scorsi dalla commissione Affari sociali della Camera. La modifica, in particolare, alza in maniera significativa anche le soglie annue delle erogazioni oltre le quali scatta l’obbligo della trasparenza: da 100 a 500 euro quando il destinatario è il singolo professionista, da mille a 2.500 euro quando a ricevere è un’organizzazione sanitaria (compresi sindacati e ordini delle professioni).

L’emendamento, come affermano i suoi proponenti (primo firmatario Panizzut, Lega), viene incontro alle osservazioni sollevate dalle associazioni di categoria nelle audizioni dell’ottobre scorso. Tra queste Federfarma, che aveva giudicato la soglia dei 10 euro eccessivamente bassa: diverse aziende, aveva ricordato il presidente del sindacato titolari, Marco Cossolo, forniscono alle farmacie materiali destinati ad attività di marketing che, in base al disegno di legge, andrebbero considerate tra le erogazioni da denunciare; una soglia irrisoria genererebbe un flusso di comunicazioni tale da intasare il sistema.

Modifiche significative in Commissione anche al comma riguardante la partecipazione a convegni, eventi formativi, comitati, commissioni, consulenze o ricerche (articolo 3): l’obbligo di trasparenza non scatta più in presenza di generiche «relazioni d’interesse, dirette o indirette» tra le imprese produttrici e i soggetti che operano nel settore della salute o le organizzazioni sanitarie, come scriveva il testo originario, ma soltanto in caso di «accordi che producono vantaggi diretti o indiretti».

Anche all’articolo 4, relativo alla trasparenza delle partecipazioni azionarie dei professionisti sanitari, le osservazioni di Federfarma e delle altre associazioni di categoria sembrano essere state ascoltate: un altro emendamento approvato dalla Commissione, infatti, restringe l’obbligo della pubblicità alle sole «partecipazioni qualificate», che danno diritti di voto nell’assemblea ordinaria per oltre il 20% o il cui valore supera il 25% del capitale. Nelle audizioni, il sindacato titolari aveva invitato a distinguere in misura più netta i soci di governo dai soci risparmiatori, che acquistano azioni in quantità non significativa. Il pensiero, ovviamente, era rivolto ai farmacisti che detengono piccole partecipazioni in società di farmacie o della filiera. L’esame del testo proseguirà nelle prossime settimane.