La Regione Emilia Romagna non vede di buon occhio il progressivo spostamento di farmaci come gliptine e gliflozine dal Pht alla distribuzione convenzionata, perché così il Governo «usa le farmacie per aumentare la spesa». Lo ha detto Elisa Sangiorgi, presidente della Commissione regionale del farmaco e responsabile dell’area Governo del farmaco dell’Emilia Romagna, intervenendo ieri a Roma alla presentazione del Rapporto 2025 dell’Osservatorio Egualia–Nomisma sui farmaci equivalenti.
Le sue dichiarazioni vanno collocate nel dibattito a più voci che ha seguito l’illustrazione delle cifre chiave del Rapporto, che danno conto di un comparto sotto fortissima pressione: l’aumento dei costi (+32% tra 2019 e 2023, +9,5% solo nell’ultimo anno) ha messo sotto pressione la redditività delle imprese che producono off patent, 102 soltanto in Italia che danno lavoro a 10.900 addetti diretti, per un valore della produzione di 6,4 miliardi di euro e un valore aggiunto diretto generato di 1,6 miliardi.
Urgono interventi per ripristinare la sostenibilità della produzione, considerato tra l’altro che oggi l’Europa acquista all’estero il 48% dei principi attivi, il 60% degli intermedi e l’85% delle materie prime regolamentate. Occorre allora, ha detto Lucio Poma, capo economista di Nomisma, «una nuova agenda industriale per i farmaci critici, in particolare serve una tempestiva revisione delle politiche di prezzo, rimborso e acquisto pubblico». A fronte di un indice generale dei prezzi al consumo che in cinque anni è cresciuto del 30%, ha ricordato Poma, i farmaci equivalenti la cui disponibilità è critica fanno registrare soltanto il +2% e i prezzi dei più diffusi sono addirittura in contrazione, -8%. «Questa forbice, che distingue nettamente questi farmaci da quelli innovativi, mette a rischio la sostenibilità industriale degli equivalenti».
«Se i prezzi restano fermi mentre i costi produttivi aumentano a doppia cifra» ha osservato Stefano Collatina, presidente di Egualia « il rischio è che molte aziende siano costrette ad abbandonare i farmaci essenziali lasciando i cittadini senza cure di base. Non chiediamo sussidi ma condizioni economiche e regolatorie eque: prezzi sostenibili, gare multi-aggiudicatarie, basi d’asta realistiche, incentivi alla produzione europea e abolizione del payback sui fuori brevetto o esclusione dal tetto di spesa».
All’appello di Collatina ha risposto con un’importante apertura il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato: «I farmaci equivalenti sono una risorsa fondamentale per garantire equità di accesso alle cure e sostenibilità del nostro Servizio Sanitario Nazionale» ha ricordato «il Governo sostiene con convinzione questo comparto, che rappresenta un presidio di salute pubblica e un pilastro industriale strategico per il Paese». Gemmato, in particolare, ha parlato di possibili interventi nella prossima Legge di Bilancio per alzare il tetto sulla spesa farmaceutica, allo scopo di «compendiare» il comparto del generico. Dal canto suo Fabio Garavaglia, componente della Lega nella commissione Bilancio della Camera, si è scagliato contro il payback parlando di strumento iniquo e dannoso per le imprese e per la competitività del Paese. Unica voce fuori dal corso, come anticipato, quella di Elisa Sangiorgi, che non solo ha ricordato qual è la funzione del payback – controbilanciare lo sforamento della spesa farmaceutica che le Regioni devono ripianare anno dopo anno – ma ha anche ribadito il ruolo che gli acquisti diretti giocano nei delicati equilibri finanziari dei sistemi sanitari regionali, equilibri che le riclassificazioni da Pht a convenzionata rischiano di minare.