Per le farmacie italiane si conferma anche nel 2025 il difficile rapporto con gli Indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa), le cosiddette “pagelle” con cui l’amministrazione finanziaria misura la coerenza tra ricavi dichiarati e quelli attesi. A certificarlo è Euroconference News, giornale telematico di informazione fiscale e tributaria, che in una recente analisi sottolinea come il nuovo modello Isa DM04U — aggiornato per il biennio 2024-2025 — fatichi a rappresentare correttamente la realtà economica e organizzativa del comparto farmaceutico, oggi in piena trasformazione.
A pesare è soprattutto l’inadeguatezza del modello nel rilevare gli effetti della nuova remunerazione per la dispensazione dei farmaci in regime Ssn (Servizio sanitario nazionale), entrata in vigore dal 1° marzo scorso. La riforma ha eliminato lo sconto obbligatorio che le farmacie praticavano sulle confezioni rimborsate — elemento che in passato contribuiva a migliorare il punteggio Isa — e ha soppresso la remunerazione aggiuntiva introdotta negli anni precedenti per sostenere la capillarità territoriale. Due voci che incidevano sensibilmente sulla congruità fiscale e che ora, venendo meno, non trovano ancora un corretto riscontro nei nuovi algoritmi Isa.
Anche il crescente ricorso a farmacisti collaboratori con partita Iva, spesso più onerosi per l’azienda rispetto ai dipendenti, e l’aumento generalizzato dei salari contribuiscono a modificare i costi strutturali della farmacia, senza che il modello Isa riesca a intercettare tali mutamenti. Per il datore di lavoro, si calcola un aggravio medio di circa 15mila euro annui per ciascun dipendente farmacista full time rispetto al periodo pre-Covid (nell’epoca pre covid, scrive Euroconference, lo stipendio medio mensile netto di un farmacista dipendente full time si aggirava intorno a 1.600/1.700 euro, oggi è salito a intorno a 1.900/2.000 euro). Per il datore di lavoro ciò comporta un maggior costo azienda annuo di circa 15mila per singolo dipendente. A questo si aggiunge lo sviluppo della farmacia dei servizi, che richiede personale aggiuntivo e nuove competenze ma produce ricavi solo parzialmente comparabili con quelli della dispensazione convenzionata.
Il risultato è una penalizzazione generalizzata della categoria, che emerge con evidenza anche dai dati recentemente diffusi dal Dipartimento delle Finanze: nel periodo d’imposta 2023, soltanto il 62,6% delle farmacie risulta “fiscalmente affidabile” secondo gli Isa, in calo di oltre 12 punti rispetto all’anno precedente. Per la prima volta, i farmacisti compaiono nella lista delle categorie sotto osservazione da parte del Fisco, insieme a settori tradizionalmente meno trasparenti come turismo, intermediazione e commercio al dettaglio.
Un’anomalia, se si considera che le operazioni delle farmacie sono tracciate in modo sistematico attraverso scontrini e fatture elettroniche. Non a caso, Federfarma ha subito chiarito che non si tratta di evasione, ma di una “temporanea non corrispondenza tra ricavi dichiarati e quelli attesi”, dovuta principalmente al crollo delle prestazioni legate al Covid-19 (tamponi, vaccini, dispositivi), che avevano gonfiato il fatturato negli anni precedenti e che oggi, azzerate, rendono il confronto svantaggioso.
L’impostazione statistica degli Isa, del resto, non consente di cogliere le peculiarità della singola farmacia, né tantomeno i macro-cambiamenti in atto nella filiera del farmaco. E il rischio, sempre più concreto, è che gli indicatori generino valutazioni distorte, soprattutto nei confronti delle farmacie nate durante o subito dopo la pandemia, prive di uno storico “depurato” dai picchi emergenziali.
A farne le spese, oltre all’immagine della categoria, potrebbero essere le relazioni con il Fisco e con il sistema creditizio, che sempre più spesso si affida agli Isa per valutare l’affidabilità economica di una partita Iva. Per questo — suggerisce l’analisi di Euroconference News — occorre avviare un dialogo tecnico urgente tra rappresentanze professionali e amministrazione finanziaria, per aggiornare il modello Isa alle trasformazioni in corso e restituire al sistema di valutazione una maggiore aderenza alla realtà.