Con 56 miliardi di euro di produzione e 54 miliardi di export nel 2024, l’industria farmaceutica italiana segna nuovi record e consolida la propria leadership in Europa. Sono i numeri snocciolati da Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, all’assemblea pubblica tenutasi ieri a Roma, che fotografano un settore in piena espansione ma ancora alla ricerca di una governance più moderna ed efficiente.
I dati confermano un trend di forte sviluppo: l’export è cresciuto del 157% negli ultimi dieci anni – più della media Ue – e dal 2021 al 2024 l’Italia è seconda al mondo per incremento in valore delle esportazioni. I farmaci rappresentano oggi l’11% della produzione manifatturiera nazionale, a fronte del 3,5% nel 2000. Con un surplus commerciale di oltre 21 miliardi e un valore aggiunto aumentato del 18% negli ultimi tre anni – a fronte di una crescita cumulata del PIL dell’1,4% – il comparto è primo in Italia per competitività.
Anche l’occupazione conferma la vitalità del settore: 71.000 addetti nel 2024 (+1,4% su base annua), con una forte presenza femminile (45%) e un incremento del 21% di under 35 in cinque anni. Sul fronte degli investimenti, il settore ha destinato 4 miliardi nel triennio: 1,7 in impianti ad alta tecnologia e 2,3 in ricerca e sviluppo. Le domande di brevetto farmaceutico italiane sono aumentate del 33% negli ultimi cinque anni, a fronte di un +18% nei principali Paesi UE.
A fronte di queste performance, Cattani ha rinnovato l’appello alle istituzioni: «Le regole di 20 anni fa non possono essere adatte a un mondo radicalmente diverso e in continua evoluzione. Sono urgenti scelte politiche coraggiose e veloci. Abbiamo bisogno di un sistema che valorizzi gli investimenti in ricerca, riduca da subito gli insostenibili payback e aumenti l’accesso rapido ai farmaci innovativi». In particolare, Farmindustria chiede di portare al +1% la spesa farmaceutica per riportare il payback ai livelli del 2023 e superarlo del tutto entro il 2027.
Un sostegno, questo, che ha trovato ascolto da parte del Governo. Nel suo intervento conclusivo, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha riconosciuto la necessità di una riforma della governance: «Anche la governance italiana necessita di un tagliando di revisione. Il contesto è cambiato: l’accelerazione delle innovazioni terapeutiche mette sotto pressione i bilanci. Servono strumenti nuovi per la valutazione e l’allocazione delle risorse». Schillaci ha citato in particolare il progetto di legge sulla governance farmaceutica in arrivo, sottolineando l’importanza di «un sistema di valutazione che restituisca il reale impatto di un intervento terapeutico, e una disciplina più stabile per l’accesso e il finanziamento dei farmaci innovativi».
Il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato ha quindi rilanciato l’impegno dell’esecutivo per il superamento del payback, definito «una tagliola». «Già con la prossima legge di Bilancio – ha annunciato – intendiamo abbattere il contributo sull’1,83% della convenzionata, portandolo all’1,27% per due anni, fino ad azzerarlo. Sul payback della spesa diretta, avvieremo un tavolo di concertazione per una riforma condivisa, senza impatti sui bilanci regionali».
Gemmato ha infine rilanciato l’obiettivo di razionalizzare la normativa con un testo unico sulla legislazione farmaceutica e affrontare le criticità geopolitiche: «L’80% dei principi attivi proviene da India e Cina. Dobbiamo riportare la produzione sul nostro territorio. È una scelta strategica che siamo pronti ad attuare anche con investimenti pubblici».