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Fondo sanitario, arriva la proposta di riparto: alla farmaceutica 14 mld

8 Novembre 2023

Dovrebbe ammontare a poco meno di 14 miliardi di euro il budget della spesa farmaceutica territoriale per l’anno in corso. È quanto si ricava dalla proposta di riparto del Fondo sanitario 2023 che la presidenza del Consiglio dei ministri ha inviato alla Conferenza delle Regioni per l’approvazione. Se i governatori daranno l’ok, sarà finalmente nota l’entità dei tetti per la spesa convenzionata e gli acquisti diretti di quest’anno, che come noto equivalgono rispettivamente al 7% e all’8,3% della cosiddetta quota indistinta, ossia il Fondo sanitario meno le risorse destinate a obiettivi di piano e altre poste.

La proposta di riparto dettaglia tutte queste cifre: il finanziamento complessivo per il 2023 (ossia il fabbisogno sanitario) vale 128,9 miliardi di euro, la quota indistinta si ferma a 123,8 miliardi. I diversi budget della farmaceutica vanno ricavati da tale cifra: quello per la territoriale (ossia convenzionata più diretta-dpc) corrisponde all’11,71% e vale appunto poco meno di 14 miliardi di euro. Se si vuole avere un’idea della dotazione che dovrebbe contraddistinguere quest’anno il tetto per la sola convenzionata, basta calcolare il 7% dei 123,9 miliardi di cui sopra: risultato 8,7 miliardi, dei quali 3,4 (il 40% circa) sono già stati spesi nei primi cinque mesi dell’anno secondo l’ultimo report dell’Aifa.

Nella proposta di riparto figurano anche gli stanziamento per gli altri livelli di assistenza: alla prevenzione vanno poco più di sei miliardi di euro, all’assistenza territoriale 23 miliardi, alla medicina di base 89,4 miliardi, alla specialistica 16 miliardi.

Infine, la proposta di riparto offre anche un utile misura di raffronto rispetto alle cifre che stanno circolando in questi giorni sulla Manovra per il 2024: alla Sanità dovrebebro andare 134 miliardi, ma questo è il fabbisogno totale dunque la quota indistinta (sulla quale sono calcolati i tetti della farmaceutica, con la convenzionata che scenderà al 6,8% e gli acquisti diretti che saliranno all’8,5%) sarà nettamente minore.