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Manovra 2026, sulla farmacia dei servizi dalla bozza del governo misure “agrodolci”

22 Ottobre 2025

Per la farmacia dei servizi arriva un’apertura “agrodolce” dalla bozza della Legge di Bilancio approvata venerdì scorso (19 ottobre) dal Consiglio dei ministri. Perché se da una parte la Manovra colloca in via definitiva il modello tra gli asset del Servizio sanitario nazionale, con una dotazione finanziaria fissa e autonoma, dall’altra impone alle farmacie le stesse procedure di certificazione cui sono assiggettate le altre strutture sanitarie e demanda alle Regioni (con gli accordi integrativi) la definizione di tariffe e modalità di pagamento.

Le novità sono affidate all’articolo 67 del ddl: «I servizi resi dalle farmacie a norma del decreto legislativo 153/2009» si legge «sono stabilmente integrati nel Servizio sanitario nazionale. Le farmacie pubbliche e private operanti in convenzione con il Servizio sanitario nazionale sono riconosciute come strutture eroganti prestazioni sanitarie e socio-sanitarie ai sensi del dpcm 12 gennaio 2017, anche in sinergia con gli altri professionisti sanitari».

Tali servizi, prosegue l’articolo, potranno essere offerti dalle farmacie «previa autorizzazione e accreditamento in conformità con quanto previsto dal decreto legislativo 502/92 per le altre strutture sanitarie eroganti le medesime prestazioni». Ad assicurare la copertura, provvederà un fondo di 50 milioni di euro annui individuato «a decorrere dall’anno 2026 nell’ambito del fabbisogno sanitario standard», da ripartire tra le Regioni assieme al fondo sanitario.

«La remunerazione» prosegue il ddl «è definita dalle Regioni nell’ambito degli Accordi integrativi regionali, dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano, sulla base di quanto stabilito dall’accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con le farmacie pubbliche e private ai sensi dell’articolo 8, comma 2, del d.lgs 502/92». Le Regioni, inoltre, «rendicontano al Ministero entro il 30 giugno di ogni anno l’utilizzo delle risorse e i volumi di attività erogati nel corso dell’anno precedente, anche ai fini della verifica degli impatti organizzativi ed economici dei servizi resi dalle farmacie».

Tra i primi a commentare la disposizione L’Uap (Unione nazionale ambulatori, poliambulatori e e ospedalità privata), da tempo impegnata in diverse regioni a bloccare con ricorsi e sospensive la sperimentazione della farmacia dei servizi. «Finalmente» è il commento della presidente Mariastella Giorlandino «troviamo una disposizione a tutela della salute dei cittadini. Infatti, il testo subordina l’erogazione di servizi diagnostici nelle farmacie al rispetto dei criteri previsti per tutte le altre strutture sanitarie dal decreto legislativo 502/1992 per il rilascio dell’autorizzazione e dell’accreditamento al Ssn. Inoltre, la remunerazione dei servizi sarà definita in sede di accordi regionali, nei limiti delle risorse vincolate e sotto la vigilanza del Ministero della Salute, che riceverà annualmente i dati sull’utilizzo dei fondi e sui volumi di attività».

Valutazioni positive anche da Federanisap (Federazione nazionale delle associazioni di strutture sanitarie private e accreditate al Ssn): «Ringraziamo il legislatore» osserva in una nota il presidente, Valter Rufini «per aver compiuto questo passo storico: essere strutture sanitarie significa anche adeguarsi in toto alla normativa vigente. Le farmacie, da domani, non potranno più operare in una zona grigia, devono ora confrontarsi con la legge 502 del 1992 e con tutti i rigorosi adempimenti previsti per l’autorizzazione e l’accreditamento istituzionale, esattamente come già avviene per le cliniche, i laboratori e gli ambulatori privati e pubblici. Stimiamo in circa 420 gli adempimenti tecnici e burocratici necessari per garantire la qualità, la sicurezza e la trasparenza che ogni struttura sanitaria deve offrire».

Carico burocratico a parte, andranno valutate con attenzione anche le ricadute derivanti dalla disposizione che delega agli Accordi integrativi regionali la definizione degli onorari: a quasi un anno dalla firma della nuova Convenzione nazionale (dicembre 2024) non risultano ancora avviate negoziazioni a livello territoriale per la stipula degli Air.