Gli interventi sulla spesa farmaceutica prospettati dal ddl Bilancio obbligheranno le Regioni a rinunciare a entrate per più di 400 milioni, che dunque andranno garantiti con un incremento del Fondo sanitario nazionale dello stesso valore. È quanto recita uno degli emendamenti alla Manovra che la Conferenza delle Regioni ha consegnato nei giorni scorsi in vista dell’avvio dell’esame del disegno di legge da parte delle Camere.
Tra le proposte, alcune riguardano i due articoli della Finanziaria che interessano più da vicino i farmacisti, il 68 (farmacia dei servizi) e il 78 (spesa farmaceutica). Per quanto concerne il primo, le richieste delle Regioni sono più che altro formali: al comma 1, che stabilizza la farmacia dei servizi facendone parte integrante del Ssn, viene chiesto che il testo espliciti una scadenza per l’emanazione del decreto ministeriale che dovrà definire i requisiti per l’erogazione di «servizi ulteriori» da parte delle farmacie; al secondo comma, si propone di specificare che le eventuali risorse (per la farmacia dei servizi) non utilizzate dalle Regioni possano essere ripartite nell’anno successivo; al terzo comma, si chiede di aggiungere una disposizione che «al fine di garantire uniformità applicativa e certezza operativa» dia alle Regioni tempo fino al 30 settembre 2026 per «ricondurre le attività della farmacia dei servizi nel regime ordinario ai fini della programmazione, rendicontazione e finanziamento»; infine, al comma 4, si propone di consentire «l’utilizzo di eventuali fondi residui riferiti alla sperimentazione degli anni 2018-2020, 2021-2022 2024 e 2025».
Per quanto concerne l’articolo 78, invece, le richieste delle Regioni sono l’evidente frutto di preoccupazioni sulla tenuta della spesa farmaceutica. In particolare, dicono i governatori, l’innalzamento di uno 0,20% del tetto sugli acquisti diretti comporterà per le casse regionali minori entrate per 350 milioni (payback), l’abolizione della trattenuta dell’1,83% (a carico delle aziende farmaceutiche) costerà altri 166 milioni, da aggiungere a quello – non quantificato – conseguente all’abolizione di un’altra trattenuta, quella del 5%. Per compensare tali ammanchi, è la richiesta, andrebbe previsto in Manovra un incremento del Fondo sanitario nazionale per la stessa cifra.
Sempre all’articolo 78, infine, spicca la richiesta che venga «riconosciuto il principio di sostituibilità tra medicinale originatore e corrispondente medicinale biosimilare, nonché tra medicinali biosimilari, a parità di principio attivo, via di somministrazione e dosaggio, in coerenza con le linee guida dell’Agenzia europea dei medicinali».