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Piano nazionale per le pandemie: farmacie tra gli asset strategici

26 Settembre 2025

Contro le pandemie andrà messa in campo una strategia nazionale «da condividere con farmacie, mmg e pediatri di libera scelta, per il loro coinvolgimento nelle azioni di sanità pubblica in fase di allerta e risposta». È quanto si legge nella bozza del nuovo Piano nazionale per le pandemie che il ministero della Salute invierà all’esame della Conferenza Stato-Regioni secondo quanto riferisce un articolo di Quotidiano Sanità. Nel Piano, in sostanza, le farmacie vengono collocate tra gli asset operativi come attori da coinvolgere formalmente nella strategia nazionale.

La bozza aggiornata al 18 agosto 2025 trasforma molte indicazioni di principio in compiti e percorsi concreti: dalle tempistiche vincolanti per le Regioni ai cronoprogrammi che dovranno dettagliare le azioni locali, fino a misure di rendicontazione che legano l’erogazione dei fondi alla qualità della pianificazione. È in questo quadro che il ministero chiede espressamente la definizione di una «strategia nazionale — condivisa con MMG, PLS, Farmacie — per il loro coinvolgimento nelle azioni di sanità pubblica in fase di allerta e di risposta». Il richiamo non è generico: la bozza indica l’esigenza di approcci programmatori e di documenti attuativi condivisi.

Quali compiti concreti possono spettare alle farmacie secondo il testo? Il piano disciplina soprattutto l’accesso alle contromisure mediche (vaccini, antivirali, anticorpi monoclonali) e la gestione delle scorte nazionali e regionali: prevede ricognizioni puntuali sulla disponibilità e meccanismi di mobilitazione dalle strutture di stoccaggio ai «punti di utilizzo», nonché accordi di prelazione e acquisto anticipato coordinati con Aifa e Iss. In questo ambito le farmacie sono implicite come anelli della filiera territoriale per la distribuzione e, potenzialmente, per la somministrazione e la consulenza sui vaccini e sui farmaci di uso connesso alla pandemia, sempre in coerenza con le indicazioni tecniche nazionali.

Il Piano assegna inoltre un peso operativo agli attori di livello regionale: entro 90 giorni le Regioni devono trasmettere il cronoprogramma delle azioni e, in mancanza di valutazione favorevole, rischiano di perdere l’erogazione della prima tranche dei fondi. Questo vincolo rafforza l’esigenza che la filiera territoriale — dipartimenti di prevenzione, medicina generale, pediatria di libera scelta e farmacie — sia rapidamente messa in rete per definire ruoli, responsabilità e flussi logistico-informativi. La bozza prevede anche la realizzazione di una piattaforma informatica nazionale per il monitoraggio dell’attuazione del Piano che dovrebbe rendere tracciabili anche i contributi dei diversi punti territoriali.

Infine, il testo non trascura la formazione e l’appropriatezza: la pianificazione delle campagne vaccinali e l’uso dei farmaci in emergenza richiederanno protocolli condivisi, linee guida tecnico-scientifiche e attività formative rivolte agli operatori territoriali, farmacie comprese, per garantire prescrizioni e somministrazioni corrette e una comunicazione del rischio chiara verso la popolazione. Per le farmacie questo significa preparare personale, adeguare procedure di stock e consegna e integrarsi nei sistemi regionali di sorveglianza e rendicontazione.

La novità principale è che la bozza sposta il baricentro: le farmacie vengono riconosciute come risorsa strutturale della risposta territoriale, ma il loro effettivo ruolo dipenderà dalla capacità delle Regioni di tradurre la strategia nazionale in cronoprogrammi operativi, dalla definizione dei documenti attuativi ministeriali e dall’implementazione della piattaforma di monitoraggio. Per i titolari e i farmacisti si apre dunque la stagione della negoziazione tecnica con le istituzioni locali: servono protocolli chiari, tutele giuridiche e adeguate forme di riconoscimento economico per tradurre il coinvolgimento previsto sulla carta in attività sostenibili ed efficaci sul territorio.