Si è interrotta la trattativa per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale dei dipendenti delle farmacie private. A renderlo noto, con un comunicato congiunto, sono le organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs, che imputano la rottura alla «indisponibilità di Federfarma ad accettare la proposta di adeguamento salariale» formulata dalle sigle confederali. Circa 60mila lavoratrici e lavoratori del comparto sono interessati dal negoziato.
Secondo quanto riferito dai sindacati, l’associazione datoriale si sarebbe limitata a prospettare un aumento retributivo di 120 euro complessivi nell’arco del triennio. Una cifra ritenuta «totalmente inadeguata» rispetto alla richiesta avanzata dalle controparti, che si basa sul calcolo del differenziale tra l’inflazione effettiva registrata durante la vigenza del contratto precedente e quella programmata per il prossimo triennio.
Alla distanza sui numeri si somma, secondo i rappresentanti dei lavoratori, la mancanza di riconoscimento per un’evoluzione significativa della professione. «Il contesto del settore sta consolidando – anche per effetto della sottoscrizione dell’accordo di convenzione con lo Stato siglato da Federfarma e Assofarm – i servizi che si svolgono in farmacia, con la conseguente crescita della professionalità del personale», si legge nella nota. Cresce il ruolo, si moltiplicano le mansioni e le responsabilità, ma secondo i sindacati non aumenta in misura proporzionale né il salario né il livello di tutela.
Viene puntato il dito anche contro le condizioni di lavoro, definite sempre più gravose: orari estesi, carichi crescenti e poca attenzione al benessere e alla conciliazione tra tempi professionali e personali. «Il maggiore impegno professionale, l’indisponibilità a incrementare i salari e orari lavorativi sempre più gravosi – prosegue la nota – sono i fattori che rendono la professione sempre meno attrattiva».
Il giudizio complessivo sulle risposte di Federfarma è netto: «Parziali o completamente insufficienti». E ancor più critico il bilancio sulla postura generale dell’associazione datoriale: «Sembra che i titolari di farmacia – scrivono Filcams, Fisascat e Uiltucs – non si rendano conto della situazione: pare non avvertano il vento del cambiamento, che se non governato rischia di spazzare via una professione nobile ed un servizio essenziale alle cittadine e ai cittadini».
Da qui la decisione di avviare lo stato di mobilitazione. Il coordinamento unitario convocato per il prossimo 19 maggio definirà il pacchetto di iniziative, a carattere nazionale e territoriale, con cui i sindacati intendono riportare al centro del confronto la valorizzazione della figura del dipendente di farmacia e il rilancio di un contratto che, nelle intenzioni delle sigle, dovrebbe recepire l’evoluzione di un comparto sempre più cruciale per la sanità di prossimità.