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Schillaci al Corriere della Sera: Case di comunità, problema è integrazione

1 Dicembre 2022

Il problema da affrontare riguardo alle Case di comunità «è l’integrazione con medici di famiglia e farmacie, nonché la dotazione di personale. Noi vorremmo farne dei centri di riferimento per quei pazienti cronici che non dovrebbero finire in ospedale, come succede ora». È quanto afferma il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nell’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera, dove il responsabile della Sanità pubblica riassume le linee sulle quali il suo dicastero intende muoversi.

Innanzitutto le nuove regole sull’isolamento: ancora non è stato deciso con quale strumento verranno veicolate (forse un decreto più che una circolare, era stato detto nei giorni scorsi), in ogni caso l’intenzione è di ridurre da 7 a 5 giorni il confinamento a casa per i positivi asintomatici, senza la certificazione finale di un tampone negativo. «In Italia» ha detto il Ministro «c’è un eccesso di tamponi. È chiaro comunque che chi esce dall’isolamento senza la prova diagnostica dovrà avere senso di responsabilità e indossare la mascherina in caso di contatti con persone fragili. Puntiamo sulla persuasione, non sugli obblighi».

D’altronde, osserva Schillaci, con il covid «bisogna imparare a convivere. L’abolizione dei bollettini quotidiani non sottintende un abbassamento della guardia. Divulgare tutti quei numeri giorno per giorno non aveva senso».

Il Ministro respinge anche le critiche sul finanziamento della Sanità. I fondi non sono mai stati così alti, obietta, oltre 134 miliardi in tutto. «Per il 2023 ci sono 2,3 miliardi, che si aggiungono ai due già previsti dal governo Draghi. Tutto questo in una fase difficile caratterizzata da covid, guerra in Ucraina e aumento dei costi energetici». Il modo in cui sono state ripartite le ricorse, poi, rivela «tanti segnali di interesse verso altre emergenze: 40 milioni all’anno, dal 2023 al 2025, per le antibiotico-resistenze e 150 milioni alle farmacie».

Infine la riforma dell’Aifa, con l’emendamento approvato l’altro ieri in commissione Igiene e sanità del Senato che accorpa Commissione tecnica e Commissione prezzi e rimborso. «A me interessa snellire la burocrazia» dice Schillaci «perché il fine ultimo è velocizzare l’autorizzazione dei farmaci i cui tempi non sono in linea con l’Ue».