Un anno di attività di telemedicina nelle farmacie italiane dimostra che il modello funziona, migliora l’appropriatezza dei percorsi di cura e genera risparmi significativi per il Servizio sanitario nazionale. È quanto emerge dallo studio presentato ad agosto al Congresso della Società europea di cardiologia (Esc) di Madrid dal gruppo di ricerca dell’Università di Brescia, in collaborazione con Health Telematic Network (Htn), Federfarma e Istituto superiore di sanità.
La ricerca ha analizzato i dati di 266.602 elettrocardiogrammi eseguiti tra febbraio 2022 e febbraio 2023 nelle oltre 7.000 farmacie collegate alla rete Htn-Federfarma. Le farmacie coinvolte sono dotate di apparecchiature per eseguire elettrocardiogrammi a 12 derivazioni, holter cardiaci e pressori, con refertazione a distanza da parte di cardiologi ospedalieri in tempo reale. Gli esami vengono effettuati sia per controlli di routine sia in presenza di sintomi riconducibili a disturbi cardiaci.
Dall’analisi risulta che l’11% dei pazienti si è presentato in farmacia accusando sintomi di tipo cardiologico — dolore toracico, dispnea, cardiopalmo — per un totale di 12.710 persone. Di questi, soltanto 1.987 (circa il 15%) sono stati indirizzati al Pronto soccorso, e nel 71,2% dei casi il rinvio si è rivelato appropriato, cioè necessario per condizioni acute come angina pectoris, fibrillazione atriale a elevata risposta ventricolare, blocchi atrioventricolari avanzati o alterazioni significative del tratto ST.
Nel restante 28,8% dei casi, pur in presenza di sintomi e di un tracciato anomalo, l’accertamento ospedaliero non ha evidenziato patologie d’urgenza. L’elemento più rilevante, sottolineano i ricercatori, è che i 10.723 pazienti non inviati in Pronto soccorso sono stati correttamente gestiti a livello territoriale, evitando così accessi impropri e affollamenti nelle strutture ospedaliere.
L’analisi economica condotta dagli statistici dell’Università di Brescia quantifica in 2,2 milioni di euro il risparmio ottenuto per il Ssn grazie alla mancata effettuazione di visite e accertamenti di routine — visita medica e infermieristica in Pronto soccorso, ecocolordoppler cardiaco, esami ematochimici e troponina — che avrebbero gravato sul sistema sanitario senza una reale necessità clinica.
Lo studio, firmato da Savina Nodari (Università di Brescia) con la collaborazione di Federfarma, Htn e Istituto superiore di sanità, dimostra che la rete di telemonitoraggio basata sulle farmacie di comunità non solo rappresenta un efficace strumento di prevenzione e diagnosi precoce, ma contribuisce anche alla gestione appropriata delle emergenze cardiovascolari.
«I risultati – osservano i ricercatori – mettono in evidenza il potenziale ruolo delle farmacie nella presa in carico sia del paziente cronico sia di quello acuto, migliorando l’accessibilità alle cure e riducendo la pressione sugli ospedali».