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Crea Sanità: in sei anni spesa ospedaliera +5,5%, convenzionata -4,5%

26 Gennaio 2023

Nel 2021 la spesa farmaceutica convenzionata ha assorbito il 24,6% della spesa farmaceutica totale (pubblico più privato), in calo di 4,5 punti percentuali rispetto al 2015. Distribuzione diretta e per conto, invece, hanno pesato per il 14,4%, ossia 2,6 punti in meno rispetto a sei anni prima. La spesa per farmaci ospedalieri, infine, ha rappresentato il 31,4% della spesa totale, 5,5 punti in più rispetto al 2015. I dati arrivano dal 18° Rapporto del Crea, il Centro per la ricerca economica applicata in Sanità dell’università di Roma Tor Vergata. Curato da Federico Spandonaro, Daniela D’Angela e Barbara Polistena, l’indagine è come sempre una miniera di dati che fotografano stato di salute e zone d’ombra del nostro sistema sanitario.

Un capitolo è dedicato alla spesa farmaceutica e alle sue macrodinamiche. Tra il 2015 e il 2021, è la prima evidenza, la spesa pubblica è cresciuta a piccolissimi passi, cioè dello 0,6% medio all’anno e del 3,2% in totale, mentre quella privata è aumentata in modo molto più consistente, del 2,3% all’anno e del 12,1% nel periodo complessivo.

L’incremento della spesa privata è da addebitare principalmente all’appesantimento della spesa per farmaci di fascia C (+2,2% tra il 2015 e il 2021) e dei farmaci di fascia A acquistati “out of pocket” (+0,8%), mentre il gettito proveniente dalle compartecipazioni a carico degli assistiti si è ridotta dello 0,5% e quella per farmaci sop-otc dello 0,7% (sempre nei sei anni). Le compartecipazioni sono generate per il 73,1% dal ticket sul prezzo di riferimento dei farmaci equivalenti (18,4 euro pro-capite) e per il restante 26,9% (6,8 euro pro-capite) dal ticket fisso per ricetta.

Per quanto concerne gli acquisti diretti (dd-dpc più ospedaliera), l’incidenza sulla spesa pubblica totale mostra forti difformità tra le regioni e va dal 50,9% della Provincia autonoma di Bolzano al 38,3% della Lombardia.

 

 

Sui generici, infine, c’è ancora da lavorare: nel 2021 i farmaci a base di principi attivi con brevetto scaduto hanno generato il 21% della spesa farmaceutica di classe A (115 euro pro-capite, in aumento del 3,4% rispetto all’anno precedente) e il 29,8% dei consumi. A livello regionale, il Nord è l’area del Paese dove si consumano più generici (il 35% del totale della spesa per farmaci a brevetto scaduto, con un picco del 46% nella Provincia autonoma di Trento), nel Sud non si supera il 27% con un valore minimo del 19% in Campania e Calabria.