Ancora scintille tra Federfarma nazionale e sindacati confederali (Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs) sullo sciopero generale di farmacisti collaboratori e dipendenti delle farmacie private del prossimo 6 novembre. A provocarle la circolare diffusa l‘altro ieri dalla Federazione per dare indicazioni ai titolari in vista della giornata di agitazione. Il documento richiama le raccomandazioni provenienti dalla Commissione di garanzia sugli scioperi, che in una lettera alle parti ha ricordato l’obbligo di «garantire le prestazioni indispensabili» e assicurare «i servizi minimi secondo una lettura combinata dell’articolo 2 e dell’articolo 13 della legge 146/1990».
In concreto, è la lettura di Federfarma, in tutte le farmacie almeno un terzo del personale normalmente utilizzato dovrà assicurare la prestazione lavorativa e le farmacie dovranno erogare non meno del 50% delle prestazioni farmaceutiche abituali, indipendentemente dal fatto che si tratti di farmacie di turno o a orario ordinario. La base di calcolo per determinare il “terzo del personale” va riferita all’organico effettivamente in servizio nel turno, e l’arrotondamento dovrà essere effettuato «per eccesso se la parte decimale supera 0,50».
Inoltre, poiché i servizi essenziali riguardano esclusivamente l’attività professionale del farmacista, il limite del terzo va applicato al personale abilitato, cioè ai farmacisti addetti all’erogazione diretta del servizio. «A tal fine – precisa Federfarma – si ritiene che debba essere garantita la presenza di almeno un terzo dei farmacisti normalmente impiegati».
Le sigle confederali, tuttavia, contestano le indicazioni del sindacato titolari e in una nota diramata ieri avvertono che per loro vale soltanto «quanto definito nella regolamentazione provvisoria delle prestazioni indispensabili nel settore delle farmacie private adottata dalla Commissione di garanzia con delibera 03/169 del 17 dicembre 2003», che non a caso aveva fatto da riferimenti per le agitazioni indette a luglio nel Lazio e a settembre in Sardegna.
In particolare, la più contestata tra le indicazioni di Federfarma è quella che prescrive la salvaguardia del personale minimo in tutte le farmacie, quanto per i sindacati confederali la disposizione riguarderebbe soltanto le farmacie di turno. In segno di disponibilità, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs concludono la loro nota proponendo a Federfarma un incontro congiunto dove chiarire i punti controversi. Data ipotetica il prossimo 4 novembre, cioè due giorni prima della data fissata per lo sciopero.