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Altroconsumo: inosservata la disposizione che obbliga a stessi prezzi on e offline

16 Novembre 2019

Non sembra rispettata la disposizione del ministero della Salute che vieta di vendere online farmaci senza obbligo di ricetta a un prezzo differente da quello praticato offline. Insinua il dubbio l’ultima ricerca condotta da Altroconsumo nel comparto della farmacia, i cui risultati sono stati pubblicati l’altro ieri sul sito dell’associazione. Alcuni suoi incaricati hanno inviato a 28 siti web autorizzati un ordine di acquisto per dieci confezioni di un noto lassativo otc, cioè senza obbligo di ricetta. In totale più di 300 pillole, con le quali si potrebbe andare avanti per due mesi e mezzo al dosaggio massimo giornaliero consigliato, quattro unità al giorno.

Tutti i siti contattati, scrive Altroconsumo, hanno completato l’ordine e recapitato i farmaci (nel giro di pochi giorni) senza condurre verifiche con l’acquirente, nonostante il recapito e-mail o telefonico debbano essere riportati sul modulo di acquisto. E nonostante il foglietto illustrativo del farmaco raccomandi di non superare i 10 giorni di trattamento. In altri termini, nessuna delle piattaforme di e-commerce raggiunte sembra disporre di filtri che fanno scattare un alert sugli ordini di farmaci più “massicci”.

In più, la ricerca di Altroconsumo ha appurato che quasi mai viene rispettata la disposizione che obbligherebbe i rivenditori online a mantenere lo stesso prezzo tra farmaco venduto a distanza e farmaco venduto nell’esercizio fisico (anche se qui l’associazione commette un errore: l’indicazione non deriva da una norma di legge, come si legge nell’articolo, bensì da una semplice circolare del ministero della Salute, risalente al gennaio 2016): una prova a campione condotta su dieci siti, rivela infatti che soltanto in due casi i prezzi online e offline sono risultati identici, mentre negli altri le differenze possono essere ragguardevoli: il cerotto medicato Flector può costare 5,70 euro online e 14,60 nella farmacia offline collegata; la Tachipirina può oscillare tra 2,75 e 5 euro a seconda che lo stesso esercizio lo venda a distanza o al banco.

I prezzi praticati sul web, poi, mostrano forte variabilità: le 28 farmacie e parafarmacie online contattate nell’indagine mostrano – su una lista di trenta farmaci “senza ricetta” tra i più noti e acquistati – differenze di prezzo che si attestano in media attorno all’80%, ma possono arrivare fino al 152%.

Anche se Altroconsumo solleva qualche legittimo dubbio sulle modalità con cui i siti online autorizzati vendono farmaci otc, la sua ricerca presta il fianco ad alcune critiche: a parte gli errori sulle norme di riferimento, l’indagine ricorda molto da vicino un’inchiesta condotta alcune settimane fa dal giornale britannico Times in cinque farmacie online inglesi, che avevano dispensato ingenti quantità di farmaci a base di codeina senza sollevare obiezioni e senza richiedere la ricetta del medico. Là però si trattava di oppiacei sui quali vige un regime di dispensazione severissimo, qui di un lassativo che non richiede prescrizione. E se è vero che l’uso di questo tipo di farmaci richiede comunque attenzione, è altrettanto vero che l’acquisto online in quantitativi sostenuti è spesso espressione delle necessità di più componenti della famiglia, che mettono assieme la loro spesa settimanale o mensile (e non quella del momento, che non si fa via web perché la consegna richiede qualche giorno). Per i siti di e-commerce, in altre parole, gli acquisti di otc o integratori in quantitativi “da supermercato” sono spesso la normalità. Per di più, la ricerca di Altroconsumo è piuttosto vaga sulla perimetrazione del campione: nel titolo e in apertura, l’articolo parla di «farmacie online», in uno degli ultimi paragrafi, invece, lascia intendere che i siti web coinvolti dall’indagine facciano capo a farmacie e parafarmacie (senza però chiarire quante sono le prime e quante le seconde). E i siti online della gdo, che in diversi casi vendono anche farmaci otc, sono stati considerati oppure no? E se no, perché?

L’unica evidenza spiacevole che emerge dalla ricerca, quindi, riguarda la parte in cui gli inviati dell’associazione hanno ripetuto l’ordine per le dieci scatole di lassativo in altrettante farmacie “fisiche”. Anche qui, la richiesta è sempre stata esaudita senza che venisse accompagnata da una domanda (per approfondire i motivi dell’acquisto) o da un consiglio.