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Tassi vaccinali, remano contro i no-vax ma anche i tagli alla spesa sanitaria

13 Settembre 2018

Non sono soltanto scettici e “no-vax”, ma anche i tagli alla spesa sanitaria pubblica, a influire negativamente sui tassi di copertura vaccinale per morbillo, parotite e rosolia (Mpr). E’ quanto rivela uno studio condotto dall’università Bocconi e pubblicato sull’European Journal of Public Health: a ogni calo di un punto percentuale della spesa Ssn, corrisponde una contrazione delle coperture pari allo 0,5%. Il rapporto emerge da un confronto tra i tassi vaccinali a 24 mesi registrati in venti Regioni italiane nel periodo 2000-2014 e la loro spesa sanitaria procapite: dal 2000 al 2009, scrivono i ricercatori, tale spesa è cresciuta a un tasso medio annuo del 3,5%, per poi calare di circa il 2% all’anno tra il 2010 e il 2014. Stessa curva per la copertura Mpr, che è passata dal 74,1% del 2000 al 90,6% del 2012 e poi è scesa all’85,1% nel 2014 (l’immunità di gregge scatta oltre la soglia del 95%).

Poiché i tagli alla spesa hanno avuto intensità diversa da Regione a Regione, lo studio ha potuto mettere a confronto una casistica adeguatamente ampia: dove i bilanci hanno subito i contenimenti più importanti la copertura vaccinale evidenzia i cali maggiori, le Regioni che sono riuscite ad alzare i loro budget sanitari sono riuscite addirittura a migliorare i tassi vaccinali. «In Valle d’Aosta» osservano gli autori «la spesa sanitaria è calata del 6% e la copertura Mpr dell’11%; in Sardegna la spesa è cresciuta del 2% e il tasso di immunizzazione del 3,8%».

«L’Italia» conclude lo studio «sta rispondendo al calo delle coperture con una miscela di interventi legislative e aumenti di bilancio. Sarà importante monitorare questi sviluppi, per dare indicazioni alla politica non solo italiana ma di tutta Europa, perché sono molti i Paesi che si trovano ad affrontare lo stesso genere di problema».