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Monta il caso dei test rapidi covid bocciati dalla scienza e dai contagiati “speciali”

30 Ottobre 2020

«State attenti e non fidatevi: i test rapidi per il covid-19, anche se costosi e comprati in farmacia, sono inutili». Sembra una fake news da Facebook, sono invece le parole affidate ieri all’Ansa dall’attore hard Rocco Siffredi, da alcuni giorni in quarantena con la famiglia nella sua casa di Budapest proprio per colpa del coronavirus. All’agenzia stampa Siffredi racconta di avere acquistato test e medicinali a Roma, dopo una cena con amici il 16 ottobre e poco prima di partire per l’Ungheria. Poco dopo l’arrivo nella capitale magiara, però, lui e la moglie hanno cominciato ad avvertire i classici sintomi influenzali: «I test comprati in Italia hanno dato esito negativo per ben due volte» racconta ancora l’attore «e così dopo il secondo ci siamo tranquillizzati e abbiamo riabbracciato i nostri due figli, Lorenzo di 24 anni e Leonardo di 21».

L’indomani però anche loro hanno cominciato ad avvertire la stessa sintomatologia. «Abbiamo allora deciso di sottoporci a tampone molecolare qui a Budapest e dopo poco ci hanno richiamati dal laboratorio per comunicarci che eravamo tutti positivi, domestica e marito compresi». Di qui l’affondo dell’attore contro i test fai da te: «E’ sbagliatissimo mettere in circolazione test fai da te, bisognerebbe fare solo esami molecolari. Sento al telefono medici italiani e seguo le loro indicazioni, mi sento più tranquillo».

Ma a mettere sotto accusa i test rapidi ci sono anche fonti più autorevoli: un articolo pubblicato ieri da La Repubblica riporta i risultati di uno studio condotto dal laboratorio di microbiologia e virologia dell’Università di Padova, dal quale risulterebbe che l’antigenico rapido selezionato dalla Regione Veneto per i propri screening non riconoscerebbero 18 infetti su 61, per «una sensibilità di circa il 70%, inferiore a quella dichiarata». Sotto accusa, stavolta da un documento dello Spallanzani di Roma, anche i tamponi per il test immunologico cromatografico rapido: il modello sottoposto a valutazione, riferisce sempre La Repubblica, avrebbe riportato una sensibilità bassissima, del 21,95%, nettamente inferiore a quella dichiarata nel foglietto illustrativo, superiore all’80%.