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Vitamina D, Istituto superiore di sanità: benefici potenziali su sintomi covid

22 Maggio 2020

Il mantenimento dei normali livelli plasmatici di vitamina D non solo può giocare un ruolo nel ridurre i rischi di infezioni acute delle vie respiratorie, ma potrebbe essere importante per il trattamento di due sintomi tipici della malattia da Covid-19, quali l’anosmia e l’ageusia, ossia rispettivamente la perdita dell’olfatto e del gusto lamentati da più pazienti. E’ questo, in sintesi, il contenuto della lettera pubblicata sull’American Journal of Physiology – Endocrinology and Metabolism da un gruppo di ricercatori italiani e americani, coordinati da Francesco Facchiano del dipartimento di Oncologia e Medicina molecolare dell’Istituto superiore di sanità.

«Sulla base di un’ampia meta-analisi pubblicata nel 2017 che riporta una revisione sistematica di studi randomizzati controllati» spiega Facchiano «confermiamo quanto già evidenziato da altre indagini, ossia il potenziale impatto benefico dell’integrazione di vitamina D contro le infezioni acute delle vie respiratorie. Inoltre, sottolineiamo che l’anosmia e l’ageusia, sintomi osservati nei pazienti affetti da covid-19, sono state rilevate anche in soggetti con deficit di vitamina D. In letteratura è poi riportato che i pazienti affetti dalla sindrome di Kallmann, una rara forma congenita di ipogonadismo ipogonadotropico, presentano spesso diverse caratteristiche comuni ai pazienti affetti da covid-19 come: ipo- o anosmia, maggiore frequenza della malattia nei soggetti di sesso maschile, nonché bassi livelli di vitamina D. Perciò, queste ricerche sottolineano la necessità, attraverso approfonditi studi epidemiologici, di raccogliere dati dai pazienti per correlare l’infezione da covid-19 e l’assetto ormonale dei pazienti stessi».

Attualmente – concludono gli studiosi nella lettera – sono in corso numerosi trial clinici, per esempio negli Usa, che mirano a testare l’integrazione di vitamina D nei pazienti con covid-19 in combinazione con altri farmaci e a confrontare l’effetto di dosi elevate rispetto alle dosi standard. «I risultati di questi studi saranno fondamentali per verificare l’utilità di un’integrazione di vitamina D per i pazienti covid-19».