dalla lombardia

Le misure della Regione per coprire i vuoti dei mmg che escono

28 Marzo 2019

Per contrastare l’ondata di pensionamenti che sta progressivamente interessando la medicina di famiglia, la Lombardia porta da 136 a 388 il numero dei posti disponibili al corso di formazione in medicina generale per il triennio 2019/2021. Lo ha deciso l’altro ieri la giunta regionale con l’approvazione della delibera dell’assessore al Welfare, Giulio Gallera, che fissa gli indirizzi organizzativi e didattici del corso. «Si tratta di un incremento molto significativo» ha commentato Gallera «che si pone l’obiettivo di garantire ai cittadini una continuità assistenziale adeguata e di qualità».

Il provvedimento, spiega in una nota la Regione, istituisce una stretta collaborazione tra direzione Welfare, Ats (le ex Asl) e Asst (le vecchie aziende ospedaliere) da una parte e la Federazione regionale degli Ordini dei medici dall’altra. «Il nuovo modello organizzativo dei corsi di formazione» continua Gallera «prevede un focus particolare sull’evoluzione del sistema socio sanitario regionale in termini di presa in carico del paziente cronico tramite Pai, i Piani di assistenza individuali. La classe medica che andremo a formare, in altri termini, sarà preparata ad affrontare le nuove sfide che i mutamenti epidemiologici rendono più che mai attuali».

A parte l’ampliamento degli accessi alla scuola di formazione in mg, sono allo studio di Regione Lombardia anche altri interventi per ridurre gli effetti dei pensionamenti. Per cominciare, negli ambiti territoriali diventati vacanti per pensionamento sarà possibile nominare un sostituto temporaneo in attesa della designazione del nuovo titolare; verrà consentito l’innalzamento del massimale (ossia il numero invalicabile di scelte che ogni medico può accettare) da 1.500 a 1.800 pazienti qualora nell’ambito risultino assistiti senza assistenza sanitaria; gli ambiti carenti verranno censiti in base al rapporto ottimale di un medico ogni 1.300 residenti, per una distribuzione più equa dei medici che assumono l’incarico (ai quali la Regione potrà anche indicare il comune in cui dovranno aprire l’ambulatorio).