previdenza

Riforma Enpaf, Croce: sul passaggio al contributivo poca consapevolezza

5 Aprile 2018

Sfocerà in un summit delle sigle di rappresentanza delle farmacie e dei farmacisti il dibattito che da tempo impegna la professione sulla riforma del proprio sistema previdenziale. A organizzarlo l’Enpaf, che ha già convocato per il 23 aprile a Roma un lungo elenco di organizzazioni comprendente Federfarma, Assofarm e Farmacieunite, i sindacati confederali Filcams, Fisascat e Uiltucs (collaboratori di farmacia), Conasfa, Sinasfa e Sinafo (farmacisti non titolari), Mnlf, Fnpi e Lpi (parafarmacie) e infine i giovani farmacisti di Fenagifar. Molte di queste sigle sono già state audite singolarmente dal cda della Fondazione, che il 7 marzo aveva avviato un giro di consultazioni per registrare proposte e indicazioni delle diverse componenti. Pochi giorni dopo, però, Federfarma si era messa di traverso: a gennaio, è in sintesi l’appunto rivolto all’ente di previdenza, avevamo chiesto l’apertura di un tavolo con tutte le sigle della professione; quello che ha cominciato a fare l’Enpaf con il suo ciclo di audizioni “in singolo” non risponde alla nostra richiesta.

Di qui la convocazione del summit, che darà comunque modo all’Enpaf di mettere assieme le proposte di tutte le componenti e cercare un possibile compendio. «Continuiamo nel nostro percorso di confronto con la professione nel suo insieme» spiega a FPress il presidente della Fondazione, Emilio Croce «anche se si tratta di un percorso complesso, perché anche laddove si riuscisse a trovare una sintesi tra le indicazioni che arrivano da ogni sigla, sarà poi necessario ottenere il via libera dei Ministeri vigilanti, la cui unica preoccupazione è la salvaguardia della stabilità a 50 anni dei bilanci dell’ente».

L’ammonimento di Croce scaturisce da quanto finora emerso negli incontri con le sigle di categoria: «Quasi tutti propendono per un passaggio al contributivo» spiega Croce «ma l’impressione è che non sempre tale scelta sia pienamente consapevole: il contributivo chiede ai lavoratori dipendenti il 33% dello stipendio che ricevono nel corso della loro vita lavorativa, agli autonomi il 24%. E gli interessi maturano in base a un tasso composto che comprende Pil e inflazione. In altri termini, il passaggio al contributivo non basta da solo ad adeguare le pensioni dei farmacisti, è fondamentale che la categoria capisca che questo obiettivo si può raggiungere soltanto mettendo mano al portafogli».

Per Croce, poi, sbaglia chi pensa di risolvere l’equazione mettendoci dentro anche lo 0,90%. «Lo 0,90% è un contributo oggettivo fissato per legge» avverte il presidente dell’Enpaf «per cambiarne destinazione e formula serve un’altra legge. Per carità, ci si può provare, ma non dimentichiamo che le proposte di legge si sa come entrano in Parlamento ma non come ne escono: appena scopriranno l’esistenza di questo contributo, tra i partiti potrebbe scattare la gara a dirottarlo verso qualche altra voce di bilancio».

Se ne parlerà a fondo nell’incontro del 23 aprile. Intanto, l’Enpaf mette in cassaforte un altro avanzo di bilancio, quello proveniente dal consuntivo 2017 che il cda dell’ente ha approvato l’altro ieri. «Registriamo un attivo di 138 milioni di euro» conferma Croce «che si traduce in un ulteriore aumento della riserva legale. La cui funzione è quella di tutelare e dare certezza alle pensioni presenti e future dei nostri iscritti».