previdenza

Tavolo sulla riforma Enpaf: il contributivo non rappresenta la priorità

24 Maggio 2018

La riforma della previdenza dei farmacisti non può passare dall’affrettata modifica dell’attuale sistema di contribuzione ma da una proposta articolata che metta assieme, in modo organico, funzionale e sostenibile, le principali istanze della categoria. E salvaguardi al contempo l’autonomia dell’Enpaf, la cui solidità patrimoniale «costituisce una garanzia per tutti gli iscritti e pensionati». Questa, secondo una nota diffusa ieri dalla Fondazione, l’evidenza emersa ieri nel secondo incontro del tavolo di lavoro sulla riforma previdenziale, cui partecipano Enpaf e sigle della professione. Undici le associazioni presenti alla seduta, cioè le otto che già avevano partecipato alla prima riunione del 23 aprile (Farmacieunite, Sinafo, Filcams Cgil, Conasfa, Sinasfa, Mnlf, Fnpi, Lpi) e le tre che invece – per assenze varie – si erano viste nei giorni successivi assieme alla Fofi (Federfarma, Assofarm e Fenagifar).

«Dall’incontro» spiega nella nota il presidente dell’Enpaf, Emilio Croce «è emerso che la soluzione alla quale guardava con interesse una parte della categoria, ovvero il passaggio al sistema contributivo, non costituisce una priorità. E’ un’evidenza che si era già affermata nelle audizioni delle singole sigle professionali (condotte dall’Enpaf attorno a febbraio, ndr), che avevano delineato posizioni distinte sulle differenti ipotesi di modifica degli attuali assetti previdenziali».

Piuttosto, da questa seconda riunione del Tavolo sono giunte richieste la cui attuazione non sembrano richiedere un iter approvativo particolarmente complesso e dunque possono essere già messe in valutazione. E’ il caso, per esempio, della proposta di spalmare su più tranche le rate con cui viene riscossa la contribuzione obbligatoria (attualmente sono tre, ridotte a una sola per l’iscritto che versa il contributo di solidarietà). E’ un’ipotesi, dice la nota dell’Enpaf, che l’ente di previdenza ha «accolto positivamente» e che potrebbe essere messa in cantiere già dal prossimo anno, «compatibilmente con le procedure interne e con l’iter di approvazione dei contributi da parte dei ministeri vigilanti».

Di più complessa realizzazione, invece, la proposta di consentire agli iscritti la compensazione tra il debito contributivo Enpaf e l’eventuale credito iva: l’ipotesi, spiega l’ente, «sarà comunque oggetto di esame», ma «presenta delicate problematiche di ordine fiscale e di contabilizzazione dei versamenti che verrebbero effettuati all’Enpaf da parte dell’Agenzia delle Entrate». Richiederanno attente riflessioni anche le richieste di dimezzare la quota contributiva intera versata dai pensionati e introdurre un’agevolazione contributiva per i primi anni di iscrizione all’Ordine a favore dei farmacisti che non hanno altra previdenza obbligatoria: «il Consiglio di amministrazione dell’ente» recita la nota «ha già manifestato l’intenzione di avviare una valutazione dell’impatto che tali modifiche dovrebbero avere sui conti dell’Enpaf». Ma prima occorrerà attendere l’approvazione del bilancio tecnico attuariale, in corso di elaborazione.

Tra le altre proposte alle quali potrebbe essere data risposta in tempi non eccessivamente lunghi, si inserisce la richiesta di allargare ai titolari di parafarmacia gli interventi previsti dall’articolo 18 del Regolamento di assistenza per favorire l’occupazione. Attualmente, la norma prevede la possibilità di erogare un contributo a favore del titolare di farmacia che assuma, come dipendente, un farmacista iscritto di età non superiore a trenta anni o dai cinquanta in su. «Sarà valutata la possibilità di rivedere la norma regolamentare» spiega l’Enpaf «sul presupposto che l’iscritto venga assunto con l’applicazione del Ccnl delle farmacie private e con il trattamento economico e normativo del collaboratore di farmacia».

«È evidente» conclude Croce «che c’è molto da lavorare per giungere a una proposta di riordino della nostra previdenza che possa essere condivisa e sostenuta, che rispetti le leggi di settore e infine garantisca l’autonomia e la sostenibilità sul lungo periodo del nostro sistema pensionistico».